Ficarra e Picone: «Con Santocielo abbiamo assecondato le provocazioni con leggerezza»

Dal 14 dicembre è al cinema il nuovo film del duo comico diretto da Francesco Amato

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Salvo Ficarra e Valentino Picone

Tutto nasce da un desiderio condiviso di fare un film sugli angeli, così Ficarra e Picone si sono incontrati con il regista Francesco Amato e lo sceneggiatore Davide Lantieri e in breve è nato Santocielo. Due storie diverse hanno dato vita ad una terza del tutto nuova fatta di divertimento, temi attuali e una buona dose di tenerezza. Il film, in uscita il 14 dicembre con Medusa Film, vede protagonisti al fianco di Ficarra e Picone anche Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta con la partecipazione di Giovanni Storti.

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Valentino e io abbiamo raccontato a Francesco e Davide la nostra idea e non gli è piaciuta, loro ci hanno raccontato la loro idea e non ci è piaciuta, ne abbiamo creata una del tutto diversa nata nell’arco di un pranzo e poi ci abbiamo messo un anno e mezzo a scriverla”, racconta Salvo Ficarra, che aggiunge: “però devo dire che lo sceneggiatore più importante del film è stato il film stesso”.

Temi attuali

All’interno di una storia bizzarra in cui un angelo (Picone), ambizioso e pasticcione, che per sbaglio ingravida Nicola (Ficarra), un inconsapevole e bigotto vicepreside, Santocielo riesce ad affrontare con garbo e rispetto una serie di temi di forte attualità. “È un film nato dalla volontà di parlare di temi che sono all’ordine del giorno, primo fra tutti l’amore e poi la condizione femminile, i diritti, se sia giusto regolamentare il concetto di famiglia”, dice Ficarra.

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Santocielo è anche un film sul disvalore dei pregiudizi. “Il film rivela che a volte la saggezza impone di vedere l’amore come una cosa naturale”, spiega Picone che chiama in causa Gaber e un verso in cui canta l’amore “come un fiume che fa il suo corso”.  “In maniera naturale si entra nei meandri dell’amore, che poi così misterioso non è. Il film parla dell’eliminazione dei pregiudizi, tutti i personaggi all’inizio della storia sono carichi di pregiudizi”.

Francesco Amato

Abbiamo sviluppato la storia seguendo alcuni argomenti per noi importanti, anche basici e banali, come la favola e la magia. Volevamo che questo film fosse brillante nel racconto, con il gusto di misurarsi su temi seri, anche quelli teologici, con leggerezza prendendosi un po’ in giro e raccontando con divertimento cose che ci fanno soffrire”, spiega il regista Francesco Amato.

Un Dio inaspettato

Giovanni Storti, Santocielo

Il Dio di Santocielo, interpretato da Giovanni Storti, è decisamente fuori dagli schemi, è così democratico da accettare che il suo consesso di angeli faccia un ultimo tentativo per salvare l’umanità inviando un nuovo Messia, prima di un definitivo diluvio universale. “Quando mi hanno proposto di interpretare Dio non potavo rifiutarmi” dice Giovanni Storti, il quale soprattutto rivela divertito di aver fatto una scoperta eccezionale lavorando con il duo comico siciliano: “ho scoperto il metodo di lavoro di Valentino e Salvo e sono rimasto molto stupito. Quando Aldo, Giacomo e io ci incontriamo facciamo una gran confusione, parliamo uno sopra l’altro, gridiamo, ci interrompiamo. Invece quando sono andato nel loro ufficio li ho trovati composti e rispettosi. Sono rimasto incredibilmente colpito perché pensavo che al sud fosse esattamente il contrario”.

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Mi auguro che Dio, quello vero, somigli come carattere al Dio di Giovanni Storti che abbiamo dipinto noi, così leggero sugli argomenti che abbiamo affrontato nel film”, aggiunge più serio Picone.

La nuova umanità di Ficarra e Picone in Santocielo

Santocielo, oltre a regalare momenti esilaranti, offre anche aspetti umani non indifferenti, come e forse anche più di quanto spesso accade nel cinema di Ficarra e Picone, che appaiono orgogliosi e lieti di questa svolta ancora più ricca di tenerezza della loro comicità.

Ficarra e Picone, Santocielo

L’idea di far rimanere incinto un uomo, per giunta anche un po’ bigotto, se osservata con una certa chiusura mentale, rischia di sembrare anche un po’ blasfema, ma in realtà abbiamo capito da subito che all’interno di quella provocazione ci poteva essere la possibilità di seminare dei punti interrogativi. È stato così anche per noi per primi che mentre scrivevamo ci rendevamo conto che il film voleva prendere certe direzione e più erano provocatorie più ci sembravano interessanti. Ci siamo divertiti ad assecondarle, senza mai appesantirci. Anche il tema della religione ti permette di scoprire che è sempre più progredita di quanto noi pensiamo, sono gli uomini che la rendono arretrata e antipatica, ma siamo sicuri  che sia molto più evoluta“.