Muccino, Genovese, Neri Parenti, Roberta Torre e Piero Messina: i registi si confrontano sull’IA agli Stati Generali del Cinema

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Paolo Genovese, Gabriele Muccino, Neri Parenti, Piero Messina

Agli Stati Generali del Cinema di Siracusa, il convegno che approfondisce il dibattito sul sistema audiovisivo in Italia, il panel dei registi tenuto da Gabriele Muccino, Roberta Torre, Paolo Genovese, Piero Messina e Neri Parenti, ha approfondito la riflessione sull’importanza del territorio nella produzione di un film, sulla questione dell’intromissione dell’intelligenza artificiale nel lavoro creativo del cinema e sulla questione delle piattaforme.

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Gabriele Muccino

Gabriele Muccino, soddisfatto per la conclusione delle riprese del suo nuovo film, Senza fine (Here Now), le cui riprese si sono svolte proprio a Palermo, ha raccontato: “Palermo ha offerto una texture che nel nostro cinema non si è vista tanto. La Sicilia è stata sfruttata per film sulla mafia, ma il mio non parla di mafia e fotografa un Palermo con i suoi abitanti che non siamo più abituati a vedere dagli anni ’70. Nei siciliani c’è un senso di apparenza alla terra inusuale, ricca di scorci e panorami infiniti da sfruttare. Nel girare questo film ho scoperto una Palermo che non conoscevo, che di notte diventa misteriosa, con le sue penombre, gli edifici e un basolato che riflette la luce in maniera straordinaria per un regista”.

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L’intelligenza artificiale, una nuova rivoluzione

Passando dal valore del territorio nelle produzioni al tema dell’intelligenza artificiale ancora Muccino ha le idee molto chiare: “L’IA potrebbe andare a sostituire le location o il lavoro del direttore della fotografia, ma non potrà sostituire gli attori, dal momento che lo sciopero da loro fatto lo scorso anno ne ha regolamentato l’uso rispetto allo sfruttamento della loro immagine. Il confine tra reale e artificiale è ormai risibile, ma non ho timori in merito alla scrittura. L’IA può essere un suggeritore in questo ambito, ma la scrittura umana ha delle dinamiche emotive che sono insostituibili”.

Scherza il regista romano e racconta di aver provato a chiedere al motore di ricerca di creare una sceneggiatura “alla Muccino” e il risultato a suo dire è stato “una melassa ingestibile”. Tutti sono però concordi nel rilevare che una vera e propria rivoluzione è in atto, una sorta di seconda Rivoluzione industriale.

Secondo Roberta Torre infatti: “Ci troveremo presto in una vera rivoluzione, il mercato cinematografico dovrà fare i conti sul piano ideologico e filosofico con qualcosa che non è più umano. Potrebbe anche essere stimolante, ma la partita si giocherà sul piano economico, si sente che è qualcosa che potrebbe ribaltare completamente tutte le professionalità”.

Le implicazioni postumane causate dall’IA interessano molto anche Piero Messina, che recentemente ha realizzato il suo nuovo film, presentato in concorso alla Berlinale 2024, Another End. La pellicola in un certo senso tocca proprio il tema delle implicazioni sull’interiorità, l’affettività e l’identità della persona caiusate dallo sfruttamento dell’intelligenza artificiale sulla coscienza umana. “L’avvento dei social non ci ha lasciato tempo per riflettere sui cambiamenti che questo strumento avrebbe introdotto nella società e nella cultura globale, lo abbiamo fatto quando ormai i giochi erano fatti. Ora con l’avvento dell’IA stiamo vivendo un processo che non stiamo comprendendo, il dibattito non è al passo con i cambiamenti che essa sta già apportando alla nostra condizione esistenziale”, ha detto il regista.

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Paolo Genovese ritiene e sostiene che l’intelligenza artificiale sia agli antipodi del nostro lavoro artistico”. “La mia impressione è che l’ia possa fare una buona storia già vista, ma sicuramente non farà un capolavoro inedito. C’è però un discorso di mercato da considerare, al livello di industria i costi sono clamorosamente più bassi”.

Algoritmo e piattaforme

Per tutti in generale i dati offerti dall’algoritmo che regola la scelta delle produzioni per l’offerta sulle piattaforme indebolisce la creatività autoriale. “Ciò che piace secondo me è impalpabile e soggettivo, il bello e la meraviglia non sono misurabili – dice GenoveseI dati scientifici forniti dall’algoritmo sono altro rispetto alla creazione artistica”. “È sicuramente una grande risorsa poter monitorare il pubblico e la sua esperienza – aggiunge Messina, ma riportare questo come dato inconfutabile ad un artista senza venire incontro al suo linguaggio è deleterio rispetto alla creazione artistica“.

Sebbene secondo Muccino le piattaforme abbiamo avuto dalla pandemia in poi il pregio di essere state capaci di rieducare il pubblico anche ad un cinema d’autore, di qualità più alta.