Bar Giuseppe su RaiPlay

Dal 28 maggio arriva on demand il film di Giulio Base con Ivano Marescotti e Virginia Diop

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di Oscar Cosulich

RaiPlay, per contrastare l’emergenza covid che da più di due mesi ha chiuso le sale cinematografiche, sta attuando una robusta politica di sostegno del cinema italiano. Una scelta che il pubblico mostra di apprezzare sia quando si tratta delle riproposte di film usciti nella stagione, sia quando propone anteprime mandate direttamente in streaming.

Nell’incontro su Zoom con il regista Giulio Base, Ivano Marescotti e Virginia Diop, protagonisti di Bar Giuseppe (va in streaming su RaiPlay dal 28 maggio), è Maurizio Imbriale a fornire i dati più che confortanti delle iniziative di RaiPlay. L’ottimo Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone che, dopo la presentazione alla scorsa Mostra di Venezia, aveva avuto vita troppo breve nelle sale, infatti, ha totalizzato in un solo mese un milione e mezzo di visualizzazioni, mentre Magari, l’opera prima di Ginevra Ellkan appena posta sulla piattaforma, ha già raggiunto 360.000 visualizzazioni.

«Bar Giuseppe è nato», dice Giulio Base, «dopo la lettura del libro Giuseppe – Il padre di Gesù di Gianfranco Ravasi».

«Quel volumetto, con in copertina un Giuseppe molto anziano col bambinello in braccio, mi ha fatto riflettere su questa figura silenziosa, un uomo nominato nove volte nei Vangeli, ma che non dice mai una parola», continua il regista e sceneggiatore, «addirittura nella prima stesura della sceneggiatura avevo immaginato Giuseppe muto, poi ho cambiato idea, perché rischiavo di farlo diventare un film sulla disabilità, mentre volevo raccontare una storia d’amore, la storia d’amore più importante della storia del mondo». La storia del film comincia quando il proprietario del Bar Giuseppe (Ivano Marescotti) diventa vedovo. I figli vorrebbero fargli vendere il bar, lui invece assume la giovanissima Bikira (Virginia Diop) («Bikira in lingua swahili significa vergine», sottolinea Base) e dopo poco tra i due nasce l’amore, contrastato dai figli di lui e dall’intero paese, ma coronato dal matrimonio. Quando Bikira resta misteriosamente incinta Giuseppe dovrà però decidere se crederle, quando lei giura di non essere mai stata con nessun uomo, o abbandonare la partita.

«Io sono un ateo sfegatato e anticlericale – premette Marescotti – e quando ho letto la sceneggiatura sono dovuto arrivare oltre la metà per capire che Giulio mi stava facendo diventare un santo, fino a quel punto pensavo che questo fosse un film sullo scandalo di un settantenne che convola a nozze con una diciottenne. D’altra parte tutti mi rimproverano del fatto che faccio sempre i “cattivi”, così questa volta ho avuto l’opportunità di interpretare il buono per antonomasia e non posso che ringraziare Giulio Base, un regista eccezionale». Oltre a quelli letterari e teologici, sono tanti i riferimenti cinematografici cui Base ha pensato «mi sono rivisto Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e Je vous salue, Marie di Jean-Luc Godard, ovviamente, anche se con questo non intendo certo paragonare Bar Giuseppe a simili capolavori», dice lui. Più curioso semmai è trovare sul tavolino di casa di Giuseppe un volume che raccoglie gli scritti di Jack Kerouac e Base spiega così la scelta:

«Ho voluto che a casa sua ci fosse quel volume perché mi piaceva far capire che Giuseppe non nasce “santo”, in gioventù, con la moglie, deve aver fatto le sue mattane e vissuto le esperienze lisergiche di cui Kerouac è il simbolo, poi, con la vecchiaia, è cambiato e si è tranquillizzato».