di Oscar Cosulich
I 90 anni di Clint Eastwood giungono quando non ha perso un grammo della sua energia creativa, mantenendo una potenza artistica da far invidia a colleghi con metà dei suoi anni (Clint regista in 10 foto).
Eastwood è uno dei più completi animali da cinema mai apparsi sullo schermo e dietro la cinepresa: attore iconico, regista sempre sorprendente, ma anche produttore e compositore musicale raffinato, appassionato di jazz e blues. Nel suo palmares spiccano i 4 premi Oscar vinti per le sue regie e i suoi film: due ciascuno per Gli Spietati e Million Dollar Baby (che gli è valso anche la nomination come miglior attore). Nella sua carriera, che vanta 71 film come attore e 41 come regista, finora ha vinto già 153 premi (e ricevuto 173 candidature), tra cui 1 Premio César, 6 Golden Globe e 4 David di Donatello, qui vi proponiamo alcuni momenti chiave di una vita da cinema cominciata nel 1955, quando Eastwood debutta in piccoli ruoli, prima di diventare il protagonista nella serie televisiva Gli uomini della prateria (1959).
CLINT L’ITALIANO
Il suo successo d’attore nasce quando lo scopre Sergio Leone. Con Per un pugno di dollari (1964), giunto dopo la lunga gavetta americana, Clint cerca e trova fortuna in Italia, grazie alla regia di Sergio Leone, che sul poncho e il sigaro del suo Uomo senza nome avvia la trilogia del dollaro e ne celebra la maschera di duro imperturbabile. In rapida successione con Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) si è costruito il mito della prima vita artistica dell’attore.
CLINT IL DURO
Tornato negli Stati Uniti Eastwood vive un intenso 1968 interpretando ben tre titoli: i western Impiccalo più in alto e L’uomo dalla cravatta di cuoio(entrambi del 1968) e il film sulla seconda guerra mondiale Dove osano le aquile. Passando dal West al film bellico Clint è il tenente paracadutista Shaffer, al fianco Richard Burton (il maggiore Smith) nella missione di salvataggio di un generale prigioniero dei tedeschi. La regia di Brian G. Hutton non è memorabile, ma il film ispira Tarantino nella sequenza della taverna in Bastardi senza gloria. Bisogna aspettare però il 1971 perché Eastwood dia vita a un altro personaggio iconico della sua filmografia con Ispettore Callaghan: il caso “Skorpio” è tuo. Grazie all’adrenalinica regia di Don Siegel Clint dà vita a Dirty Harry, “Harry la carogna”, l’ispettore della polizia di San Francisco che odia gli hippies, prima spara ai sospetti e poi, forse, ci discute. Il film è il capostipite di un intero genere poliziesco e ha avuto ben quattro sequel nel 1973, 1976, 1983 e 1988.
CLINT REGISTA
Il 1971 è anche l’anno in cui Eastwood esordisce alla regia con Brivido nella notte, un thriller dove lui è uno speaker radiofonico perseguitato dalla sua amante di una notte (Jessica Walter). Clint dimostra qui di avere più corde narrative nel suo repertorio ed è solo l’inizio!
Se nel 1992, con Gli Spietati mette in scena il più crudo e crepuscolare dei western, nel 1995 I ponti di Madison County, dimostrano che è capace di raccontare anche una tenera storia dei quattro giorni di amore “impossibile” tra la casalinga Francesca (Meryl Streep) e il fotografo Robert (lo stesso Clint). Nella scena madre all’attore scapperebbe anche una lacrima, ma lui decide di girarla spalle alla cinepresa, perché «Clint Eastwood non piange!».
Ma Clint e il pubblico di mezzo mondo piangeranno insieme in Million Dollar Baby (2004), struggente dramma vissuto dallo scorbutico Frankie Dunn (Eastwood), allenatore della brava, ma sfortunata pugile Maggie Fitzgerald (Hilary Swank). Il film consacra definitivamente Eastwood regista, di cui ricordiamo ancora Gran Torino (2008), dove si ritaglia il ruolo di Walt Kowalsky, polacco reduce dalla guerra di Corea, razzista che odia in particolare gli asiatici. Questa è la prima interpretazione di Clint in un film da lui diretto dopo Million Dollar Baby ed entra nella storia. Il film è una parabola “cristologica” (vedere l’ultima inquadratura di Walt per credere) e narra un commovente percorso di crescita.
CLINT E LA MUSICA
Una celebrazione dell’arte di Eastwood sarebbe incomplete se non si ricordasse il suo sconfinato amore per la musica, che lo ha portato a comporre alcune colonne sonore (a volte affiancato dal figlio Kyle, a sua volta dotato musicista jazz): da Mystic River (dove suona lui stesso il tema del film) a Million Dollar Baby, da Changeling a Hereafter. Quando, nel 1988, Eastwood dirige Bird, celebrando la vita di Charlie Parker sono in molti a stupirsi: ma come? L’ispettore Callaghan innamorato di un jazzista geniale quanto tossico? Ma Eastwood non è Callaghan, è il tenerone che lasciava le ciotole di latte per i gatti randagi agli angoli delle strade quando era sindaco di Carmel e non si è mai fatto problemi nel riconoscere l’arte altrui. Basta guardarlo in The Blues: Piano Blues (2003) l’episodio da lui diretto nella serie prodotta da Martin Scorsese, dove lo si vede trasformato in un vero fan, felice come un bambino di sedersi al piano al fianco del suo idolo Ray Charles, che lo tratta con benevola condiscendenza. E non sono solo il jazz e il blues ad arricchire il suo panorama musicale, come dimostra Jersey Boys (2014) dedicato al gruppo vocale dei Four Seasons di Frankie Valli perché, dice, «Ho sempre amato la musica dei Four Seasons, ma la cosa che mi interessava di più era come avessero potuto diventare tanto grandi questi mezzi delinquenti giovanili, cresciuti in un contesto non certo definibile come “ideale”».
«Vivevano ai margini del crimine, commettevano qualche piccolo reato e hanno persino scontato qualche mese di galera, poi è arrivata la musica e li ha tirati fuori, ha dato loro qualcosa su cui impegnarsi». Il tema di fondo è insomma sempre lo stesso: la lotta dei suoi protagonisti contro le avversità che la vita gli ha posto di fronte.