L’ULTIMA SPIAGGIA

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MORIRE AL CINEMA NON È FACILE

Nelle sue ultime volontà la moglie e madre buddista del bel film Captain Fantastic presentato a Un Certain Regard lascia scritto di cremarla e buttare le sue ceneri nel water. Cosa che puntualmente la tribù di marito e figli cresciuti in filosofia antagonista e anticapitalista riesce a realizzare, contro la volontà della famiglia di lei. Una bella cerimonia, una bara come grimaldello per rompere con il conformismo e tante lacrime in sala. Viene da chiedersi come mai un film collaterale e sulla carta ‘normale’ come quello firmato da Matt Ross batta ai punti la levatura artistica di Juste la fin du monde di Xavier Dolan, attesissimo. Forse perché Dolan, preso dal suo stile nel tempo elogiatissimo (e a ragione), crede troppo al proprio talento e disperde in meravigliosi frammenti di cinema il senso di quella morte prossima che il protagonista dovrebbe annunciare alla famiglia. Si comincia subito a chiedersi come ne uscirà il regista e infatti non ne esce, se non con l’antico espediente della metafora che però tale resta. Per saper morire al cinema, e contemporaneamente infilzare le famiglie disfunzionali, non bastano inquadrature soffiate e angolature misteriose, impressioniste. Ci vogliono spudoratezza e verità, bisogna far parlare, o tacere, le persone, non solo incitarle a balbettare o urlare. Anche a costo di sembrare semplici. E pazienza se non ti accolgono nella grande Accademia dei maestri da Concorso Ufficiale.

LE ESCORT NON SONO PIÙ QUELLE DI UN TEMPO

Calavano a frotte, soprattutto nel week end, riconoscibili ad occhio nudo per la tenue de soirée un pochino forte, l’inevitabile scollatura allo sprofondo su stiletto da record. Ma soprattutto per l’accompagno, in genere uomo maturo in smoking, bello no, quello mai, ma produttore, distributore, magnate, comunque possidente, sì. La star, per discrezione, riceveva in stanza, a volte un’escort, a volte di più. Ma quest’anno la Croisette è decisamente più tranquilla anche da quel punto di vista e i giornali locali segnalano la crisi di un settore un tempo floridissimo. Il terrore di ritrovarsi su Twitter e Instagram si associa da un paio d’anni alla mancanza di soldi e business, ma il settore love and fuck non è l’unico a soffrire la crisi. Canal Plus, che da sempre massicciamente investe nel Festival, è diventato di braccino corto, ha rinunciato al Gran Journal dalla Croisette, segnale forte per dire che investirà al massimo su una decina di film francesi all’anno, possibilmente redditizi, fatevene una ragione. A Cannes ogni anno scendevano 469 (ripeto: quattrocentosessantanove) addetti di Canal, quest’anno ridotti a 50. Inoltre il Marché è deserto già da ieri, scatoloni ovunque, chi ha avuto ha avuto e gli altri almeno risparmiano sull’hotel. Ristoranti già deserti, feste all’insegna del food finger davvero minimal, alle 23 tutti a casa. E le escort, dopo anni di stenti e sacrifici, hanno depennato il Festival di Cannes dal loro Business Plan annuale.

Piera Detassis