L’ULTIMA SPIAGGIA

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L’ULTIMA ORA

Crescono i rumors di una possibile palma come miglior attrice a Sonia Braga per il film brasiliano Aquarius, in cui l’ex diva de Il bacio della donna ragno si mostra con l’età che ha e una cicatrice al posto del seno che è stato asportato al suo personaggio. Comunque vada, bentornata Sonia!

SARÀ DONNA?

Comunque vada, che ce la faccia davvero la regista tedesca Maren Aden con Toni Erdmann o che i premi si suddividano, nessuno potrà negare l’estrema femminilità di questa edizione, pur nelle controversie, anche quando sembra maschia, ma soprattutto nel finale. Vediamo:

MAMME, FIGLIE E SORELLE DOMINATRICI

Dall’insopportabile catena matriarcale che chiacchiera, urla, fuma, blatera e talvolta qualcosa capisce in Juste la fin du monde di Xavier Dolan alla figliola di Graduation di Cristian Mungiu, dalla madre ‘sdoppiata’ e straziata dall’abbandono della figlia in Julieta fino a Ma-Rosa, la madre che spaccia droga nel film di Brillante Mendoza pur di mantenere i quattro figli, fino alle due folli del film del nostro Virzì, benchè alla Quinzaine, o alla Daphne di Fiore di Claudio Giovannesi: a questo mondo mamme e figlie vanno in guerra. I padri assistono. Raramente, e malamente, intervengono.


SUPERPAPÀ

I padri,che tenerezza. Ryan Gosling lascia Cannes, torna 48 ore a LA, poi riparte via Londra per arrivare a Roma. Disperazione tra le fila degli addetti di stampa, stylist, organizzatori, distributori. Voleva solo abbracciare per un nanosecondo le sue due figlie avute con Eva Mendes, Esmeralda, 20 mesi e Amada, nata il 29 aprile. Il suo sodale Winding Refn, di figlie ne ha ben tre, tutte femmine, e vive nell’ossessione di portarsele su tutti i set, la moglie Liv ci ha fatto pure un documentario. Che poi capisci perch si inventano tutte ste cannibili e vampire nei film. Ma il padre di tutti i padri di questa edizione, almeno in finzione, è lui, Viggo Mortensen in Captain Fantastic con il suo nudo frontale da tripudio post-hippie (“It’s just a penis!” conforta allegro i vecchietti che passano davanti al suo pulmino) e quella tribù di selvaggi ma coltissimi figlioli, che prediligono Bach e il mito di Noam Chomski. (a proposito,il film lo distribuisce Good Film). Senza sottovalutare il padre di Graduation, che intuisce e consola. E non fa la scelta ovvia

RAGAZZE SULL’ORLO DELLO STUPRO

In tre dei migliori film di Cannes, Graduation di Mungiu, appunto, Il cliente di Farhadi e Elle di Paul Verhoeven, il tema dello stupro è affrontato in maniera forte e pervasiva, con modi assai diversi. Il dolore e la vergogna nel film rumeno; il non detto che si trasforma in trappola micidiale di vendetta da parte del marito, un vendicatore solitario, ma intellettuale, la cui mano viene fermata solo dal rifiuto senza appello della moglie. E infine la violenza come strumento di dominazione e fascinazione, uno studio dell’attrazione criminale che regge sulle spalle della strepitosa Isabella Huppert, da premio. Cannes si chiude, alzando il tiro, sul tema dell’abuso. E tutto prende forma, un’antica sopraffazione, un antico dolore che si esorcizza su grande schermo, Soprattutto quando lo racconta con tale dettagliata angoscia, e senza mostrare nulla, un autore come Farhadi.

E per chiudere in bellezza,

C’È DEL GELO IN DANIMARCA

Dice il danese Winding Refn del suo connazionale Lars von Trier in conferenza stampa:  “Lars? Troppa droga. L’ultima volta che l’ho visto voleva scoparsi mia moglie. Fuck you!”. Intanto, l’altro, non risponde (non ancora), ma prepara The House That Jack Built, la storia raccontata in prima persona di un killer che cerca il delitto perfetto. Jack lo squartatore s’intende. E siamo tutti avvertiti…

Piera Detassis