Richard Linklater: «L’amore per il cinema lo devo a Rossellini»

In sala con la dark comedy "Hit Man - Killer per caso" , il regista riflette sul cinema di oggi e di ieri

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Pochi cineasti al mondo sanno raccontare l’insostenibile leggerezza dei sentimenti come Richard Linklater. A lui si deve l’intensa trilogia dei Before (Sunrise, Sunset, Midnight), l’irriverente Fast Food Nation, il poetico Boyhood. Al contrario di chi ripete sempre se stesso, è un regista capace di rinnovarsi con opere dal tocco sempre nuovo. Lo è senz’altro la sua ultima creatura Hit Man – Killer per caso, black comedy appena uscita in sala, dopo essere stata tra i film più applauditi alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

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Racconta la storia (vera) di Gary Johnson, insegnante di filosofia che collabora con la polizia per arrotondare, fingendosi un sicario (Ron, dai look improbabili quanto esilaranti) per incastrare i male intenzionati. Lo interpreta un versatile e convincente Glen Powell, che per Linklater è «una star di Hollywood. Almeno, dovrebbe esserlo. Andiamo, è bello, bravissimo, non mi spiego perché non sia ancora famoso in tutto il mondo, anni fa sarebbe stato considerato una vera stella. Chissà, forse è un modo per non pagare più gli attori».

Sapeva quanto fosse divertente il film mentre lo girava?
Nel mio cuore sì, ma finché non ho sentito la gente ridere in effetti non ne ero sicuro. Le commedie sono una sorta di test, spero di averlo superato. Richard Linklater

Conosce Glen Powell da tanto, com’è stato dirigerlo dopo anni?
È un attore di grande talento da quando girammo Fast Food Nation (2006, ndr). A Hollywood non ci sono tante star sotto i 35 anni, lavorare con lui è sempre un piacere e una fortuna. Richard Linklater

Glen Powell in Hit Man. Cr. Brian Roedel/Netflix © 2024

In Hit Man gioca con il tema del doppio, del desiderio di essere altro da sé. Un argomento più che attuale.
Il mondo oggi ci dà la possibilità di fingere di essere chiunque vogliamo. Il che è interessante, ma anche pericoloso, se pensiamo alla disinformazione o alla manipolazione politica. Se una volta la gente della tua comunità sapeva bene chi fossi e il loro giudizio contava, oggi non conta più, puoi crearti una “community” di sconosciuti a cui presentarti nel modo che desideri. Con le conseguenze che sappiamo. Richard Linklater

Lei si sente più Gary o più Ron?
Dentro ognuno di noi ci sono entrambi, forse io tendo più verso Gary, per l’amore per i gatti e lo stile di vita: me ne sto spesso solo ad ascoltare la musica, leggere, scrivere, amo la vita interiore. Vorrei essere più Ron, più estroverso, amare parlare in pubblico o posare sul tappeto rosso. Non è così, a me piace stare per conto mio a fare film.

Come riesce a raccontare le giostre dei sentimenti in modo tanto profondo?
Il segreto, ammesso ce ne sia uno, è fare tante prove con gli attori, per settimane. Non è che vengono sul set e dicono le loro battute, hanno già interiorizzato il lavoro emotivo sui personaggi, perché nel frattempo abbiamo riscritto e cambiato insieme la sceneggiatura.

Hit Man è un film indipendente, si producono ancora “commedie d’autore” a Hollywood?
Gli studios sono concentrati a sfornare commedie per ragazzi, le grandi commedie per adulti stanno scomparendo. Forse perché erano troppo costose, non saprei, fatto sta che Hit Man non è stato finanziato dagli studios. Si sono spaventati, sono ossessionati dagli incassi, piuttosto che finanziare un mio film producono l’ennesimo Marvel. Non importa che sia bello, purché venda. La responsabilità è di tutti, anche del pubblico sempre meno esigente.

Che cosa può dirci del suo prossimo Merrily We Roll Along con Paul Mescal?
Stiamo portando avanti un progetto simile a Boyhood, giriamo un episodio l’anno per vent’anni, è ancora tutto in divenire.

Chi è, su tutti, il suo regista di riferimento?
Difficile dirne uno, mi viene in mente Truffaut, ma non posso negare l’amore per Rossellini e il cinema italiano. Dovessi immaginare un film in cui vivere direi subito uno di quelli di Fellini, ma amo anche il cinema neorealista e ho avuto modo di conoscere Bertolucci. Parlare di cinema italiano è come parlare dell’aria che respiro. Richard Linklater