E’ stata una edizione degli Oscar molto particolare, e non solo per l’ormai famigerato e onnipresente schiaffo dato da Will Smith a Chris Rock (e sul quale l’Academy si pronuncerà a giorni mentre il protagonista si è ritirato a Dubai per sfuggire a media e social). Tra votazioni su twitter del #FanFavourite movie e premiazioni dissociate, sembra difficile poter vivere di nuovo la magia che avevano i premi di Hollywood… A meno di non seguire i consigli e la ricetta di Richard Linklater, intervistato da The Daily Beast in occasione dell’uscita della sua animazione su Netflix.
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Tre volte nominato (Boyhood, Before Midnight e Before Sunset – Prima del tramonto), il filmmaker di Houston ha commentato il risultato di una serata che ha puntato tutto su ospiti e celebrità, per poi dover gestire le polemiche seguite all’operato di Will Smith e Amy Schumer, ma senza concedere spazio alla premiazione degli Oscar alla carriera e di molti premi cosiddetti “tecnici”, ma certo non secondari.
Queste le parole di Richard Linklater:
“Vorrei che diventassero più hardcore. C’erano due strade da percorrere, e invece di raggiungere un pubblico più giovane essere solo più rigorosi. Non adeguarsi. Non tagliare le categorie e dire: “Beh, a nessuno importa chi monta”. Cazzate. All’industria dovrebbe! E lo fa. Ma è un po’ che va così.
Hanno eliminato il Premio alla carriera. Tu vedi Satyajit Ray o Robert Altman, e loro ne avrebbero fatto parte, ed era un momento importante vedere l’anziano regista salire sul palco e ricevere il suo Oscar onorario. Era un momento bellissimo e di solito la persona sarebbe morta l’anno successivo, quindi era quasi una maledizione. Ma per me, quello era uno dei miei momenti preferiti, ma hanno detto, no, lo relegheremo ai Governors Awards.
Sono da sempre un membro e ne sono orgoglioso, ma non me ne importa… sapete cosa…”
Il riferimento è alla premiazione di Samuel L. Jackson da parte di Denzel Washington, due giorni prima della Oscar Night trasmessa in diretta televisiva, un momento che ha regalato grandi emozioni, sui social, dove in molti si son chiesti perché fosse stato escluso dal live sulla ABC.
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Un’altra frecciatina a Hollywood, il regista l’ha riservata quando – alla domanda sul suo La vita è un sogno del 1993, del quale l’anno prossimo ricorrerà il trentennale – ha risposto:
“Già, e… dove sono i miei soldi? Come mai un film costato meno di 7 milioni di dollari ha interessi passivi di 12? – E ancora, – Io non lo so. Chiedete alla Universal. Contabilità hollywoodiana”.
Qui l’intera intervista a Richard Linklater di The Daily Beast