Thor: Love and Thunder, Chris Hemsworth e la rivoluzione di Taika Waititi

Il protagonista del franchise torna come Dio del Tuono Marvel

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Thor Love and Thunder Chris Hemsworth

E’ appena apparso su Netflix con lo Spiderhead nel quale secondo molti ha offerto la sua interpretazione migliore, ma è nel ventinovesimo film del Marvel Cinematic Universe che Chris Hemsworth conquisterà – ancora una volta – il cuore del suo pubblico. Unico personaggio dell’accolita Marvel a essersi guadagnato un quarto film tutto per sé, in poco più di dieci anni il suo Dio del Tuono è apparso otto volte (più una scena a metà dei titoli di coda di Doctor Strange) e oggi torna per presentare l’ennesima rivoluzione portata sullo schermo da Taika Waititi, in Thor: Love and Thunder.

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Sempre sopra le righe, il regista neozelandese di Jojo Rabbit e di un paio di precedenti apparizioni dell’eroe nordico, è la spalla perfetta per un Hemsworth che si conferma capace di giocare con la propria immagine quanto di sorprendere con le caratterizzazioni più inaspettate. Un equilibrio difficile, come quello tra drama e comedy che si vede nel film… “E’ come quando cucini, hai degli elementi ma poi devi finire di cucinarlo per capire quale sia il piatto vero e proprio. Spesso è molto diverso. Per questo testiamo il film per vedere come risponde il pubblico. E’ uno dei motivi per cui ci vuole un anno per finire questi film”.

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Un “lungo viaggio”, come lo definisce lui, nel quale l’amico Chris è stato fondamentale. Soprattutto per la sua totale identificazione con il personaggio, che Waititi ammette di aver reso “Thor più Chris”, e non viceversa… “Non recita”, dice dell’attore, per spiegare, provocando il commento divertito dell’interessato, che a questo punto non può che definire il film “un documentario, di fatto”.

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“E’ il migliore”, dice Hemsworth del suo regista, con il quale lavorare è sicuramente “diverso” (secondo le altre star, persino “caotico, bello, pazzo”), ma anche “un viaggio alla scoperta di sé stessi, una esplorazione, tra divertimento e stravaganza”.

Com’è sul set?
C’è sempre della musica, e lui è lì, in piedi dietro la telecamera, che ride e rovina la maggior parte delle riprese. Ma è una forma di libertà. C’è molta improvvisazione, una passione senza eguali e un entusiasmo contagioso. Taika ama queste storie. Ama questi personaggi. Sta lì come un fan e ti dice cosa vorrebbe vedere, cosa vorrebbero vedere le famiglie, “non importa quanto sia ridicolo”, ed è così che nasce la spontaneità e la natura imprevedibile dei suoi film.

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E’ stato così anche per Thor?
Decisamente. Da quando è stato coinvolto, Taika ha tirato fuori l’immaturità, l’aspetto più giovane, adolescenziale che incarno. Ora Thor, cosa che non faceva nei film originali, è eccitante, nuovo e fresco. Il divertimento nasce da lì, dall’interpretarlo come farebbe un bambino e goderne, essere catturati dalla meraviglia e dal fascino di tutto ciò, senza impantanarci nella natura seria del fare film.

E’ cambiato molto essere Thor, rispetto all’inizio?
Sì. Ovviamente c’è una consuetudine, degli elementi ovvi, ma è cambiato drammaticamente nel corso degli anni, come me. Ed è ciò che è stato divertente. Il personaggio si è evoluto, io ho cambiato opinioni, e le strade si sono incrociate. La Origin Story non è la più facile, ma è la più ovvia, e ci sono regole cui attenersi, dopo di ché la sfida è su come si ricrea il personaggio. Cosa puoi fare di diverso ogni volta? ho avuto il lusso di lavorare con registi e cast differenti, e tutti tirano fuori qualcosa di molto diverso in te. Come ha detto Taika, credo che il personaggio sia diventato più me stesso nel corso degli anni, spero, in un modo divertente.