Un mondo a parte venduto negli Usa …e non solo

Sono almeno 25 i paesi raggiunti dallo splendido film di Riccardo Milani

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Un Mondo a parte

Dopo esser stato protagonista di proiezioni speciali a Montecitorio e a Parigi presso la sede dell’Unesco, continua la vita di Un mondo a parte di Riccardo Milani – tra i vincitori del Ciak d’Oro 2024 (qui i risultati) con Antonio Albanese e Virginia Raffaele (qui la recensione), venduto negli Usa e in altri 25 paesi nel mondo dopo esser uscito già in Germania e Austria sarà e prossimo all’uscita nelle sale spagnole il prossimo 30 aprile. Una distribuzione importante e meritata, che continuerà nei cinema di Polonia, Australia e Brasile, e con la partecipazione del film al Red Lorry Film festival di Mumbai, ennesimo appuntamento tra i tanti passati, in festival e rassegne di tutto il mondo.

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Di recente anche il Diamanti di Ferzan Ozpetek  – forte dei suoi quasi 16 milioni di euro d’incasso al boxoffice italiano – aveva raggiunto la cifra di 40 territori nei quali essere distribuito, e in passato sono stati diversi i film italiani ad avere un discreto mercato internazionale (come nel caso di Diabolik), per non parlare di casi come quelli di C’è ancora domani e Io Capitano (il primo andato ben oltre quanto ci aveva raccontato la stessa Paola Cortellesi, superando i 30 mercati raggiunti ad aprile 2024, quando il secondo era andato persino oltre i 40).

 

Riccardo Milani racconta il suo film

“Ho maturato questo film in decenni passati nei piccoli centri montani d’Abruzzo, dopo aver visto queste comunità svuotarsi passando, nel tempo, da 3000 a 1000 a 300 abitanti, e le loro scuole chiudere.
Un giorno d’inverno di due anni fa, sono entrato in una scuola chiusa da tempo. Banchi accatastati, computer vecchi, un gelo che arrivava allo stomaco e, nella persona che mi aveva aperto la porta e guidava nel giro, la totale e serena rassegnazione a un destino inevitabile.

Conosco bene quella rassegnazione e come sia sempre stato complicato, qui, togliersela di dosso per provare ad essere protagonisti del proprio destino: è stato in quel momento che è cominciato “Un mondo a parte” e in quella scuola abbandonata abbiamo girato tutto il film facendole, per un paio di mesi, riprendere vita. E ho cominciato con la consapevolezza che in queste piccole comunità di tutto il nostro paese (il famoso paese reale di cui spesso parliamo ma che, ancora più spesso, non conosciamo), sta piano piano affacciandosi una consapevolezza di cambiamento.

Sapevo che in molti piccoli centri amministratori e cittadini, per tenere in piedi le scuole, hanno messo in atto da anni espedienti più o meno legali, ma di cui tutti sono a conoscenza; molte scuole, cioè l’asse portante della nostra società, si sono salvate così –in maniera arrangiata e autonoma, ma efficace.

Questo è quello che si fa in migliaia di piccoli centri di tutta Italia. E questo è quello che forse si dovrebbe fare in tutto il nostro paese: tagliare la testa al gallo, come canta Ivan Graziani, fare di tutto per difendere la propria identità, la capacità di decidere e partecipare, da protagonisti, alla vita attiva del paese. Una resistenza culturale contro un nemico comune, indifferenza e rassegnazione, impegnarsi per un presente e un futuro migliori per se stessi e per il proprio paese. E tutto questo passa attraverso chi questo futuro lo difende – cioè i nostri insegnanti – e chi lo incarna – cioè i nostri bambini e la loro educazione.

Ho visto insegnanti in questo territorio, qui come in tutto il paese, fare 150 chilometri al giorno con neve, ghiaccio e bufera pur di fare il loro lavoro. Per difenderlo, sì, ma anche perché credono profondamente nell’importanza del loro ruolo.
Ho visto un paese che si salva con l’aiuto di tutti, che difende l’istruzione perché è la base di qualsiasi comunità, che vuole sopravvivere in pace con le ricchezze del suo territorio, che si salva grazie a cittadini che, pur non essendo nati nel nostro paese, ne sono diventata parte attiva e viva superando barriere umane, politiche e ideologiche. Perché le cose giuste e necessarie superano le divisioni politiche. Perché sono giuste e basta. Perché non bisognerebbe lasciare indietro nessuno, come fanno gli animali selvatici che vivono in questi meravigliosi territori, che vivono in branco e riescono a fare quello che non facciamo noi – aspettare chi rimane indietro – e avere, sopra ogni cosa, il senso della comunità.

Perché forse tutto il nostro paese è potenzialmente fatto di quello che viene cantato dai versi di un umile poeta pastore di queste parti, Cesidio Gentile detto “Jurico”, a cui la scuola del film è intitolata. Virtù (e ne abbiamo veramente tante) e pace (e ne abbiamo veramente poca).

Grazie a Wildside e a Medusa, che hanno creduto fortemente in questo progetto.
Grazie a tutta la mia troupe, per avermi seguito in condizioni complicate.
Grazie ad Antonio e Virginia che hanno vissuto per mesi dentro questa comunità, assorbendone sentimenti e ironia.

Grazie all’intera comunità quella dell’Alto Sangro, per aver accettato di raccontare se stessa, anche se in questo film c’è dentro, come sempre, la mia visione delle cose della vita.
Non so ancora una volta a che genere possa appartenere Un mondo a parte.
Spero solo, come sempre, che arrivi al pubblico un film sincero e appassionato”.