Valerie Taylor e Lo Squalo, contro i danni provocati da Steven Spielberg

Dopo le riprese di Jaws, la subacquea racconta la sua storia in Playing With Sharks.

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Playing With Sharks - Jaws - Lo squalo
Playing With Sharks

Una vita passata a correggere quanto fatto da Steven Spielberg in uno dei suoi film più cult, Lo Squalo, è quella che racconta Valerie Taylor nel documentario di Disney+ Playing With Sharks. Concentrato sul suo passaggio da pescatrice subacquea a regista, fino a diventare convinta ambientalista e paladina dei grandi predatori marini, troppo spesso demonizzati anche per l’immagine che molti ne hanno proprio a causa del film del 1975.

Quando l’australiana Valerie era stata ingaggiata col marito Ron per realizzare il video che sarebbe diventato la scena madre della pellicola del regista statunitense, determinato a filmare un vero squalo dopo la delusione per i malfunzionamenti dell’animatrone utilizzato al largo di Martha’s Vineyard, nel Massachusetts.

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“Puoi dirigere un cane, un essere umano o un cavallo, ma non puoi dirigere uno squalo, – è la sintesi della cineasta, abituata a immergersi e riprendere i grandi squali bianchi dell’Australia del sud. – Hanno tutti personalità diverse. Alcuni sono timidi, alcuni sono prepotenti, alcuni sono coraggiosi”.

Di certo non i crudeli assassini mostrati sullo schermo da Spielberg, che dopo aver visto il materiale ripreso dai due australiani – intervenuti ad aiutare lo stuntman professionista Carl Rizzo, preso dal panico una volta calato nella gabbia – decise di stravolgere il finale del film, trasformando Hopper da vittima in sopravvissuto.

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Nella vita dei Taylor, tutto cambiò dopo aver ucciso uno squalo durante le riprese di un film negli anni ’60. E l’illuminazione che gli squali avevano bisogno di essere studiati e compresi, piuttosto che uccisi, è quella che ha informato tutta la loro esistenza successiva. Come il suddetto Playing With Sharks, che in realtà non racconta l’intera vita di Valerie, per quanto interessante potrebbe essere.

“Era come una supereroina Marvel per me”, ha dichiarato la produttrice australiana Bettina Dalton, che con la regista Sally Aitken ha realizzato il documentario per National Geographic. Nata in Australia e cresciuta principalmente in Nuova Zelanda, Valerie Taylor, ora 85enne, è cresciuta povera. Ricoverata a 12 anni a causa della poliomielite, e costretta a lasciare la scuola, iniziò a lavorare come fumettista, per poi darsi alla recitazione teatrale, fino a quando ha iniziato a immergersi professionalmente.

Playing With Sharks
Playing With Sharks

Quando Lo Squalo è diventato un successo mondiale, però, la Taylor si rese conto che a causa del film la caccia ricreativa a questi predatori aveva guadagnato popolarità e il grande pubblico si era convinto di essere la preda preferita degli squali. In realtà, generalmente piuttosto poco interessati a noi uomini, salvo scambiarci per loro prede naturali, come i leoni marini.

“Quando sono stata morsa, sono rimasto fermo e ho aspettato che mi lasciasse andare, perché aveva commesso un errore”, racconta Valerie della sua esperienza in questo senso. Una delle tante per lei, che rimasta alla deriva si salvò ancorandosi con i nastri dei capelli a un pezzo di corallo fino all’arrivo di una barca o che insegnò a immergersi a Mick Jagger.

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“Odio essere vecchia, ma almeno significa che quando nuotavo nell’oceano era ancora incontaminato – ha confessato. – E’ come andare dove c’era una foresta pluviale e vedere un campo di mais”. Oggi grazie a lei lo squalo nutrice è diventata la prima specie di squalo protetta al mondo e l’area in cui lei e Ron filmarono la sequenza di Lo squalo è ora un parco marino ribattezzato in loro onore.

Nonostante questo, gli squali continuano a essere decimati in tutto il mondo, a milioni, ogni anno.