Woody Allen si ritira, o no?

Dopo l'annuncio del regista di New York, molti fan si rifiutano di credere alla sua dichiarazione

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Woody Allen (Alberto E. Rodriguez/Getty Images for Turner)
Woody Allen (Alberto E. Rodriguez/Getty Images for Turner)

Il cinema che ama, e che ha sempre amato, non c’è più. Da tempo. E forse la morte di Jean-Luc Godard non deve aver inciso favorevolmente sulla decisione che Woody Allen stava covando da tempo, quella di abbandonare la macchina da presa e chiudere la sua carriera da regista con il suo prossimo Wasp 22. Già in più occasioni aveva lasciato intendere di star pensando al ritiro, tra le ultime durante l’intervista con Alec Baldwin andata in diretta sul suo canale Instagram, ma la conferma è arrivata – come detto – dal quotidiano spagnolo La Vanguardia.

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Certo, c’è sempre la possibilità che Xavi Ayén, che firma l’articolo, possa aver frainteso o tradotto male la risposta data dal cineasta newyorkese – presumibilmente in inglese – ma è una flebile speranza cui aggrapparsi. Soprattutto da parte di chi oggi contesta la veridicità di quanto pubblicato… verrebbe da chiedersi, su quali basi?

Chi scrive ama e vede Woody Allen da più tempo di quanto non vorrebbe ammettere, e per origini familiari ha una certa dimestichezza con la lingua spagnola, e per quanto abbia cercato di trovare crepe o appigli nelle dichiarazioni rese temo che quanto segue abbia dell’incontrovertibile:

“No sé si escribiré más memorias, creo que no. Mi próxima película será la número 50, creo que es un buen momento para detenerse. Mi idea, en principio, es no hacer más cine y centrarme en escribir, estos cuentos y, bueno, ahora estoy pensando más bien en una novela, que sería mi primera novela”.

Questo risponde Allen alla domanda sulla possibilità di scrivere ulteriori libri di memorie (dopo il A proposito di niente del 2020, edito da La nave di Teseo), sostanzialmente: “Il mio prossimo film sarà il numero 50, credo sia un buon momento per fermarsi. La mia idea, in linea di principio, è di non fare più cinema e concentrarmi sullo scrivere”. Vedremo poi cosa…

Volendo intendere quel “en principio” come un “inizialmente“, verrebbe meno la concordanza del verbo, che avrebbe dovuto essere al passato. E – ancora – per quanto si abbiano dubbi sulle capacità del giornalista, sembra difficile che si possa essere sbagliato tanto.

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Per altro, un paio di domande prima, il buon Woody aveva ribadito un altro concetto ormai ricorrente nelle sue interviste, e relativo alla poca facilità da tempo incontrata nel riuscire a raccogliere i finanziamenti necessari a girare i suoi film e a produrli, se non in Europa. Per non parlare del giudizio che dà – e aveva già dato – sullo stato del cinema, statunitense in particolare:

…el negocio del cine ha cambiado, ya no interesan tanto las historias humanas. En EE.UU. han cerrado muchos cines y se masifica el gusto.

…il mercato del cinema è cambiato, non interessano granché le storie umane. Negli Stati Uniti hanno chiuso molti cinema e il gusto viene massificato.

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Sarà dunque forse il caso di concedere fiducia al suddetto Ayén, e rassegnarsi al definitivo addio alle scene di Woody Allen. Magari consolandosi con la visione dei tanti capolavori che restano tra i 49 film di una carriera spesso bistrattata, più spesso incompresa e invidiata, ma unica. E leggendaria. E per i più ottimisti, con la speranza di leggere nei romanzi che verranno le grandi storie che avremmo potuto vedere sul grande schermo… A meno che qualcuno non faccia venire meno l’ipotetica irremovibilità del regista, proponendosi di produrgli un “ultimissimo” film, o lui stesso non decida di smentire quello che sembra un esito comprensibile e legittimo per un artista di 86 anni che nella sua vita ha già dovuto combattere fin troppe battaglie, inutilmente faticose e amareggianti.

 

L’ultimo post di Woody Allen su facebook, in ricordo della Regina Elisabetta II