La stanza delle meraviglie, la favola fra due epoche di Todd Haynes

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Wonderstruck, Usa, 2017 Regia Todd Haynes Interpreti Oakes Fegley, Millicent Simmonds, Michelle Williams, Julianne Moore, Jaden Michael, Cory Michael Smith, Tom Noonan, Amy Hargreaves, James Urbaniak, Ekaterina Samsonov, Damian Young Distribuzione 01 Distribution Durata 1h e 57′

Al cinema dal 14 giugno 2018

LA STORIA – Che cosa lega Rose, ragazzina del New Jersey, anno 1927 e Ben, ragazzino del Minnesota, anno 1977, a parte il fatto di essere sordi? Eppure una relazione, fortissima e misteriosa, c’è e lo si scoprirà solo alla fine, seguendo le due “fughe” parallele: della piccola che cresce in semi isolamento per i patemi di un padre iperprotettivo e che sogna il mondo dello spettacolo, in particolare del suo idolo, la star Lillian Mayhew e del coetaneo di 50 anni dopo che vorrebbe incontrare e conoscere il padre che non ha mai visto. Entrambi, seguendo le tracce e l’impulso, se ne vanno a Manhattan ed entrambi vivranno fantastiche avventure nella tumultuosa metropoli. Finché….

L’OPINIONE – Ci vuole orecchio (davvero, senza giochi di parole) e coraggio per infilarsi in una coloratissima favola (di Brian Selznick, il disegnatore creatore anche di Hugo Cabret) che sembra proditoriamente seppellita nello sciroppo. Todd Haynes che ama i soggetti stravaganti e a volte scabrosi – magari indietro nel tempo – da addomesticare con un linguaggio molto morbido e luminoso (da Poison, 1991, allo splendido Carol 2015, saltellando tra i lati obliqui della storia americana, ora dei settanta con Velvet Goldmine e Io non sono qui, ora dei tardi cinquanta con Lontano dal Paradiso) possiede entrambe le doti in abbondanza.

A dispetto delle smorfiette con cui è stato snobbato a Cannes 2017, Wonderstruck è una favola (con mistero e indagine) intricata e corroborante, che osa adattare i toni della commedia sentimental-edificante sul valore dell’handicap come fattore di conoscenza più approfondita dell’intorno che ci circonda. New York qui è magica come poche altre volte, perché vista e vissuta da due ragazzini con gli occhi spalancati, uno sul cinema, l’altro sul cosmo. La difficoltà dell’operazione è stata di rendere partecipi gli spettatori della “meraviglia” dei ragazzi. In questo senso Haynes e il direttore della fotografia Ed Lachman han fatto miracoli, con filtri, colori e inquadrature che diventano citazione e rivisitazione di epoche e mondi scomparsi (i ruggenti venti e i settanta funky rock).

La camera delle meraviglie in questo senso (ed è un pochino quello che aveva provato a significare col 3d e la tecnologia anche Scorsese in Hugo Cabret) è il racconto cinematografico stesso che trova al suo servizio due giovanissimi molto espressivi, come Oakes Fegley e Millicent Simmonds (che sorda lo è per davvero e l’abbiamo vista recentemente anche in A Quiet Place: Un posto tranquillo), più Michelle Williams e Julianne Moore, che di Haynes sembra essere ormai una musa imprescindibile.