L’uomo dal cuore di ferro, la storia del boia di Praga arriva in sala con due grandi protagonisti Jason Clarke e Rosamund Pike

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L'uomo dal cuore di ferro

L’uomo dal cuore di ferro (HHhH) Regia Cédric Jimenez Interpreti Jason Clarke, Rosamund Pike, Jack O’Connell, Jack Reynor Distribuzione Videa Durata 2h

In sala dal 24 gennaio

LA STORIA – La storia di Reinhard Heydrich, il boia di Praga, uno dei più potenti e feroci gerarchi nazisti, governatore del Protettorato di Boemia e Moravia dal settembre 1941 al maggio del 1942, quando un attentato partigiano a Praga lo ferì mortalmente. In parallelo, la carriera di un militare di carriera in marina congedato con disonore ed entrato poi nel partito nazista grazie alle manovre della moglie Lina (“devi assolutamente leggere il libro di Hitler” “quale?” “Mein Kampf! Heydrich, hai ancora molto da imparare!”), padre sollecito, sprezzante di fronte al pericolo e glaciale organizzatore del piano di sterminio degli ebrei, con le manovre di un gruppo di boemi e slovacchi, addestrati in Inghilterra ed aiutati dalla rete partigiana ad attuare quello che sembrava (e tale si rivelò) un progetto suicida.

L’OPINIONE – Il film è tratto dallo splendido saggio-romanzo di Laurent Binet, HHhH – Il cervello di Himmler si chiama Heydrich (ed. Einaudi), premio Goncourt per l’opera prima nel 2010. Con una differenza fondamentale. Il testo, con un’operazione meta letteraria, racconta anche le traversie personali e morali del ricercatore appassionatosi alla ricostruzione di quell’attentato che tanto contribuì a rovesciare psicologicamente lo stato degli animi dei belligeranti (con l’alone di invincibilità delle armate tedesche non solo scalfito ma incrinato decisamente dalla riuscita dell’attacco), assieme alle biografie ricostruite dei partigiani protagonisti (soprattutto Jozef Gabcik e Jan Kubis).

L'uomo dal cuore di ferro

Il film invece, sceneggiato dallo stesso regista Cedric Jimenez (French Connection) con Audrey Diwan e David Farr, si concentra da una parte sul carattere oscuro dell’ “uomo dal cuore di ferro” (così si diceva che Hitler avesse soprannominato Heydrich, salvo poi liquidare la sua morte – storia dixit – commentando : “È stato stupido e idiota. Un uomo come lui non doveva esporsi a simili rischi”.), dall’altra sulla dinamica dell’attentato e sulle sue conseguenze. In effetti l’action schietta e diretta è la cosa più riuscita di una operazione cinematografica che vorrebbe tanto essere differente da tante europee consimili, riuscendoci solo in parte (meglio soprassedere alla retorica facile dell’orgasmo meccanico il cui apice si fonde nell’urlo “Heil Hitler!” che la folla tributa al suo fuhrer!). I partigiani sono belli come gli eroi greci destinati alla morte e perciò cari agli dei, in pratica pura azione, speranze e gioventù, i malvagi come sempre offrono sfumature più interessanti, aiutati anche dall’interpretazione attenta di Jason Clarke (Everset, Lawless) e di una Rosamunde Pike che, dopo Gone Girl, si conferma anche qui come una interprete raffinata e maiuscola, una vera prima della classe. Di rincalzo si riconoscono Mia Wasikowska (nel ruolo un po’ scarficato di una giovane partigiana) e dell’ottimo Stephen Graham (This is England, Boardwalk Empire, La talpa) nei panni del tracagnotto e assai poco ariano Himmler.