L’uomo sul treno: il ritorno del giustiziere Liam Neeson

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Usa, Gran Bretagna 2017 Regia Jaume Collet-Serra Interpreti Liam Neeson, Vera Farmiga, Dean-Charles Chapman, Patrick Wilson, Jonathan Banks, Sam Neill, Elizabeth McGovern, Florence Pugh Distribuzione Eagle Pictures Durata 1h e 45′

Al cinema dal 25 gennaio 2018

IL FATTO – 60 anni, ex poliziotto, assicuratore di successo, Michael McCauley subisce la triste sorte del licenziamento in tronco (“niente di personale. Il tuo stipendio è troppo alto per questa impresa”), ma di ritorno, sul treno che è solito prendere da dieci anni, riceve la più assurda delle proposte, da una passeggera che si definisce psicologa (“Che tipo di persona è lei?” è l’esca aggancio) e che gli propone un gioco-sfida in cambio di una ricompensa: trovare qualcuno che non dovrebbe essere su questo treno e che ha con sé una borsa. Da una parte ci sono per lui 25 mila dollari, dall’altra – ma questo il tranquillo pendolare ancora non lo sa – minacce di morte alla sua famiglia e a tutti quelli che coinvolgerà in seguito. Un gioco estremamente pericoloso, dunque.

L’OPINIONE – L’uomo sul treno è la quarta collaborazione tra Liam Neeson – uno dei pochi duri dello schermo a risultare credibile anche come impacciato borghese della porta accanto, peraltro quando afferma “non permetterò che qualcuno ti faccia del male” non fatichiamo a credergli – e il catalano trapiantato in America Jaume Collet-Serra, dopo Unknown, Non stop e Run All Night. La trama è vischiosa e cervellotica sino all’assurdo, ma probabilmente non è questo che a molti importa.

Tra thriller e catastrofic movie (la storia si svolge quasi tutta su un treno e i cattivi sono così cattivi da puntare a distruggere tutto se qualcosa andasse storto), il nostro giustiziere dal volto sofferente si troverà a dover fare scelte rischiosissime e gesta quasi da super eroe, tra lo stupore degli altri passeggeri. I piccoli colpi di humour e l’impeccabilità delle scene action (a cui si aggiungono le brillanti sequenze iniziali che sottolineano la ripetitività della vita di McCauley solo con il cambio dei vestiti dei personaggi ma lasciando i dialoghi sempre veloci e fluidi) farebbero pendere la bilancia a favore del buon prodotto ad adrenalina controllata, la stucchevolezza del finale e la disinvoltura con cui il regista tralascia di dare spessore a situazioni e a personaggi di contorno riequilibrano la lancetta verso il medio-mediocre.

Tanti i tipi noti di contorno, magari assunti solo per poche scene. Citiamo così doverosamente Sam Neill, capo della polizia dal ghigno ambiguo, nientemeno che la rediviva Elizabeth McGovern (ex bellissima in C’era una volta in America) moglie attiva in brevi flash, Patrick Wilson l’ex collega e tutt’ora amico, più Vera Farmiga la misteriosa psicologa da treno accelerato.

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