Mister Chocolat

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Dal circo al teatro, dall’anonimato alla fama, l’incredibile destino di Rafael Padilla, il clown Chocolat (Omar Sy), il primo artista nero in Francia. Il duo, senza precedenti, formato insieme a Footit (James Thierrée), il clown bianco e l’augusto per la pria volta insieme, divenne molto popolare nella Parigi della Belle Époque, fino a quando questioni legate al denaro, al gioco d’azzardo e alla discriminazione razziale compromisero l’amicizia e la carriera di Chocolat.

Le violenze del colonialismo, le umiliazioni subite da un artista costretto ad essere preso a calci su una pista da circo per far ridere il pubblico, l’impossibilità di sfuggire al proprio destino. Il biopic di Roschdy Zem vorrebbe raccontare tutto questo, ma i difetti stanno proprio in una sceneggiatura piuttosto grossolana e povera di sfumature, che drammatizza eccessivamente episodi totalmente inventati (Chocolat, ad esempio, non ha mai interpretato Otello) e che accumula elementi di tensione senza controllarli a sufficienza, finendo per affogare nella retorica anche i momenti potenzialmente più interessanti. Omar Sy che incarna un personaggio incrostato di stereotipi, cede necessariamente la pista a James Thierrée, nipote di Charlie Chaplin, attore, acrobata e ballerino struggente e malinconico, unico motivo di interesse di questo film che non riesce mai a trovare cuore e anima.