NON SPOSATE LE MIE FIGLIE!

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Qu’est-ce qu’on a fait au bon Dieu? Francia, 2014 Regia Philippe de Chauveron Interpreti Christian Clavier, Chantal Lauby, Frédérique Bel Sceneggiatura Philippe de Chauveron, Guy Laurent Produzione Romain Rojtman Distribuzione 01 Durata 1h e 37′

In sala dal

5 febbraio

I coniugi Verneuil, bonari, cattolicissimi, agiati e politicamente assai conservatori (gollisti), hanno un cruccio che come un tarlo lavora sulla loro psiche e ne consuma i nervi. Di quattro figlie (splendide), le prime tre sono finite maritate rispettivamente a un arabo, un ebreo e un cinese. Borghesissimi, serissimi, ma decisamente poco francesi (anche se sanno cantare La Marsigliese e in Chiesa si cimentano in un inno natalizio)! Le loro speranze per un sano matrimonio nazional-tradizionale sono quindi riposte nell’ultima. Che effettivamente annuncia di essere fidanzata con un bravo cristiano (come auspicato dai genitori). Con un piccolo particolare: è africano, dell’Africa nera nera nera. I Verneuil sono costretti ad abbozzare ma giusto per fare i conti con un imprevisto ulteriore, il futuro consuocero è ideologicamente quasi speculare al signor Claude. Ovvero: conservatore, nazionalista e tradizionalista sino al razzismo!

Commedia piuttosto fortunata oltralpe, dimostra se non altro che i nostri cugini hanno più scaltrezza, brio e tempismo (di noi) nel cogliere i problemi della nuova società europea, globale e interrazziale, e saperli maneggiare, mettendola sul ridere ma mai in caciara, sia pure – come qui – in nome del più morbido e rispettoso liberalismo moderato e perbene. Condotto da Philippe de Chauveron (suo era anche il piacevole Dream Team del 2012), il sapido Christian Clavier (piuttosto invecchiato dai tempi de I visitatori e Asterix e Obelix contro Cesare) tratteggia con humour una parte che ai tempi sarebbe stata assolutamente di Louis De Funes (il cui film Le folli avventure di Rabbi Jacob viene anche menzionato e omaggiato nella colonna sonora). Si ride con lui (e non di lui), del tradimento delle sue aspettative, del suo rapporto brusco con il corrispettivo Pascal N’Zonzi. Tutto bonario, tutto con misura e mille scrupoli a non far sgarbi e danni culturali, però anche tutto simpatico. Un frizzantino che passa e va – vedi anche la pimpante colonna sonora – senza lasciare acidità e mal di testa.

Massimo Lastrucci