“I peggiori”, ecco i nuovi eroi da fumetto tutti italiani: la recensione

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Italia, 2017 Regia Vincenzo Alfieri Interpreti Lino Guanciale, Vincenzo Alfieri, Sara Tancredi, Tommaso Ragno, Francesco Paolantoni Distribuzione Warner Durata 1h e 35’

Al cinema dal 18 maggio 2017

I giustizieri all’italiana non agiscono per amor di patria ma per campare, si spostano in Panda, sono mascherati sì, con la faccia di Maradona. E sono irresistibili. I peggiori di Vincenzo Alfieri è una vera sorpresa di genere nostrano, un gustoso ibrido di commedia all’italiana e cinecomic con una perfetta coppia comica: Vincenzo Alfieri, anche regista al debutto, e Lino Guanciale.

I due interpretano Fabrizio e Massimo, ricchi fratelli caduti in disgrazia quando la madre imprenditrice è scappata coi soldi dei risparmiatori. Vivono a Napoli, anche se non è la loro città: uno è avvocato, ma fa l’archivista del tribunale per cinquecento euro al mese, l’altro è manovale nei cantieri. In dote hanno la sorellina tredicenne che rischia l’affidamento: per scongiurarlo, i due devono inventarsi qualcosa per guadagnare. E dopo un’incursione notturna al cantiere di Massimo per riprendersi gli stipendi arretrati, scoprono invece un giro di sfruttamento degli operai extracomunitari e diventano eroi su Internet, prendono il nome “I Demolitori” e sono richiestissimi dagli oppressi come “sputtanatori mascherati” a cottimo.

Lo stile è quello dell’action comedy su due registri: regia concitata e veloce, con fotografia dark per le scene d’azione, inquadrature a misura d’attore per i passaggi di commedia. Le citazioni metacinematografiche dal filone madre sono precise, a partire da Fabrizio che imita la voce di Batman-Bale, e dai cinecomic viene anche il gusto degli iperbolici personaggi secondari, tutti virati alla napoletana e ottimamente interpretati: una supercattiva assetata di potere (Antonella Attili), il commissario tutto d’un pezzo (Biagio Izzo) gli “aiutanti” dei Demolitori (l’assistente sociale Miriam Candurro e l’avvocato Francesco Paolantoni). Fa pensare a Lo chiamavano Jeeg Robot, ma le similitudini si fermano all’idea del giustiziere italiano: qui non c’è fantasy, solo due fratelli sgangherati ed esilaranti che raccontano che l’eroismo, a volte, può essere una misura anticrisi.

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