Il miracolo di Niccolò Ammaniti tra intelletto, ragione di Stato, fede e scienza

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Il miracolo

Cosa accadrebbe alle nostre vite se ci trovassimo di fronte a un evento inspiegabile, a un vero e proprio miracolo? A farsi questa domanda è stato lo scrittore Niccolò Ammaniti che esordisce come showrunner e come regista con la serie originale Sky in otto puntate Il miracolo, prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli per Wildside, insieme ad Arte France e Kwaï. Ammaniti firma la sceneggiatura della serie, che esordisce su Sky Atlantic HD martedì 8 maggio, con Francesca Manieri, Francesca Marciano e Stefano Bises e la regia con Francesco Munzi e Lucio Pellegrini.

Niccolò Ammaniti

Tutto comincia quando la statua di plastica di una Madonna trovata durante un’operazione di polizia nel covo di un boss comincia a piangere copiosamente sangue. In otto giorni quattro personaggi si troveranno a contatto con l’evento più grande della loro esistenza, che avrebbe il potere di stravolgere il mondo e che cambierà per sempre le loro vite. Guido Caprino interpreta Fabrizio Pietromarchi, Presidente del Consiglio in un’Italia sulla soglia di un referendum che può portarla fuori dall’Europa. Elena Lietti è l’inquieta first lady Sole Pietromarchi, Lorenza Indovina una donna dal passato irrisolto, Clelia, Sergio Albelli il generale Giacomo Votta che guida le indagini sul ritrovamento, mentre Alba Rohrwacher veste i panni di Sandra Roversi, una biologa chiamata ad analizzare il caso da un punto di vista scientifico e Tommaso Ragno quelli di Marcello, prete di periferia che dopo anni di devota fede e missioni in Africa è preda di pulsioni incontenibili come il gioco d’azzardo, il sesso, la pornografia.

Il miracolo

L’intelletto, la ragione di Stato, la fede e la scienza saranno le vie tentate per affrontare un fenomeno incomprensibile. Ma più si cercano risposte, più le domande si moltiplicano. Chiunque di loro tenterà di comprendere, gestire o contrastare il mistero finirà per scendere in un abisso di eventi che modificherà irreversibilmente la sua vita per lasciare intatta la potenza incomprensibile del miracolo. «Ho un solo obbligo quando scrivo una storia – dice Ammaniti – ed è quello sollecitare i miei lettori a completare con la loro immaginazione quello che tratteggio. La magia della letteratura è in questo scambio, nel buio che lo scrittore regala al lettore perché possa illuminarlo a suo piacere. Il cinema non funziona così. Allo spettatore, seduto sulla sua poltrona, va consegnato tutto il pacchetto. Le luci, i luoghi con gli oggetti che li abitano, i volti incarnati dagli attori, i vestiti, le movenze dei personaggi, addirittura la musica che sottolinea un bacio di addio. L’azione non può essere descritta attraverso uno sguardo, un’inquadratura non è sufficiente, deve essere scomposta, sezionata in decine di sguardi, di punti di vista e movimenti che, ricomposti dal montaggio, formano la scena. Questa è stata la prima lezione che ho dovuto imparare approcciandomi alla realizzazione de Il miracolo. Con Francesco Munzi e Lucio Pellegrini abbiamo tentato di prediligere una visione oggettiva, lo sguardo furtivo di uno spettatore invisibile che, per caso, sia finito poco lontano dal centro dell’azione e che cerchi di spiare quello che gli si para davanti».

Il miracolo

E a proposito dell’evento miracoloso che dà origine alla storia, gli sceneggiatori commentano: «La Madonna si presenta come un miracolo, qualcosa cioè che viola le ordinarie leggi dell’universo, ma il suo impatto è lo stesso dell’alieno sbarcato da un’astronave, o della bottiglia di Coca Cola che atterra tra gli aborigeni. Rappresenta l’incomprensibile, l’inaccettabile che ribalta in un colpo solo ciò che fino a un momento prima era la realtà, senza tuttavia produrre un effetto di senso immediato o visibile. Questa Madonna piangente dunque porterà caos, panico o la salvezza? E a chi farà più gioco usarla come pedina nelle sfere del potere? Sarà più opportuno rivelarla o nasconderla? Quale è l’atteggiamento che ognuno di noi assumerebbe davanti a ciò che non è spiegabile? Come ci relazioniamo noi, occidentali, oggi con tutto ciò che eccede la nostra comprensione, ciò che sfugge a ogni spiegazione scientifica? Un caleidoscopio di reazioni. Quale è il limite della fede nella scienza e quale il limite della fede in Dio? Abbiamo scelto di mescolare i toni del realismo con il soprannaturale, del drammatico con il grottesco, perché questo grande racconto possa riflettere tutte le sfumature di un grande affresco che non ha paura di attraversare il mistero, questionare la fede e porsi le domande fatali sulla vita e la morte».