Willem Dafoe ha ricevuto l’orso d’Oro alla carriera al Festival di Berlino 2018, direttamente dalle mani di Wim Wenders che nel 1993 l’ha diretto in Così lontano così vicino. «È un grandissimo onore per me: amo questo festival e questa città, dove sono venuto dopo la caduta del muro anche per fare teatro», ha detto l’attore.
In quasi quarant’anni di cinema, iniziati con una partecipazione non accreditata al leggendario e fallimentare I cancelli del cielo di Michael Cimino, Dafoe ci ha regalato personaggi spesso estremi e antitetici, come il falsario di Vivere e morire a Los Angeles, il coraggioso sergente Grodin di Platoon, Gesù in L’ultima tentazione di Cristo, la spia di Il paziente inglese, l’attore Max Schreck che fu Nosferatu per Murnau in L’ombra del vampiro, il villain Green Goblin di Spider-Man, il professore austriaco dell’ultimo Assassinio sull’Orient Express. La sua grandezza però, come ha riconosciuto lui stesso a Berlino, è sentirsi a suo agio anche in ruoli più piccoli, che illumina come una fiammata con la sua innata intensità.
Willem Dafoe non ha ricevuto grandi premi nella sua carriera. Nessun Oscar, per esempio, anche se l’avrebbe meritato almeno per Platoon (per il quale ha ricevuto una nomination nel 1986) e potrebbe portare a casa la statuetta il prossimo 4 marzo, perché è in corsa come miglior attore non protagonista per il film The Florida Project. Dafoe ha anche il passaporto italiano: dal 2005 è sposato con la regista Giada Colagrande, che ieri l’ha accompagnato sul red carpet. Lui era raggiante: questo Orso d’Oro alla carriera riempie tanti anni di premi mancati. E lo consacra definitivamente come uno dei grandi della storia del cinema.
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(foto di Pietro Coccia)