La storia non è certamente tra le più originali: un agente del Mossad che lavora sotto copertura a Teheran si accorge dopo le prime missioni di essere al centro di una faccenda politica molto più grande di quello che aveva immaginato e di quello che riesce ad accettare. La novità di The Operative però, il film dell’israeliano Yuval Adler presentato a Berlino fuori competizione, sta nel fatto che l’agente in questione è una donna, alla quale un passato non proprio trasparente conferisce un’aria un po’ misteriosa. Se a questo si aggiunge una storia d’amore imprevista con il “nemico”, le cose si complicano ulteriormente.
Chi è veramente Rebecca (o Anna? dipende dal passaporto che usa) e cosa vuole? Se lo domanda anche l’uomo che l’ha reclutata (interpretato da Martin Freeman) e che a lei resta leale anche quando la donna comincia a diventare una minaccia per l’Organizzazione. Nei panni della protagonista troviamo la tedesca Diane Kruger, bella e ambigua (una delle poche star di questa Berlinale) che recita in più lingue e conferma la propria vocazione di attrice internazionale offrendo una performance non certo al di sotto delle aspettative.
Niente di nuovo dicevamo, ma le spy stories riescono sempre a regalare al pubblico elementi di tensione e interesse e scoprire come una donna vive un lavoro per lo più affidato agli uomini costituisce un elemento di curiosità in più in una edizione del festival decisamente consacrata al genere femminile.