“ANIMELAND”: UN VIAGGIO NEL MONDO DI ANIME, MANGA E COSPLAY

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Il documentario di Francesco Chiatante, presentato durante l’ultima edizione del RomaFictionFest, è un viaggio lungo cinque anni tra interviste ed immagini che testimoniano la forte influenza di anime, manga e cosplay nel nostro immaginario di ieri e di oggi

AnimelandAlzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non si è ritrovato, magari dopo una rimpatriata tra amici, ad elencare i titoli dei cartoni preferiti, quelli che più di tutti hanno lasciato un segno indelebile negli anni dell’adolescenza. Da Lady Oscar a Ken il Guerriero passando per Holly e Benji e L’incantevole Creamy, gli anime giapponesi hanno vissuto un periodo d’oro iniziato sul finire degli anni Settanta e proseguito, senza sosta, fino alla metà degli anni Novanta, influenzando l’immaginario di almeno tre generazioni che, puntata dopo puntata, hanno imparato a conoscere un mondo lontano fatto di eroi mascherati, palloni che roteavano in area per un tempo apparentemente infinito, robot coloratissimi e bambine virtuose stracolme di buoni sentimenti da elargire al mondo intero. Un mondo fatto rivivere da Francesco Chiatante in Animeland, documentario presentato durante l’ultima edizione del RomaFictionFest e vero e proprio viaggio fatto di interviste, immagini e testimonianze dirette dei protagonisti dell’animazione giapponese con il quale il regista ricostruisce quell’universo che ancora oggi continua ad emozionare e divertire migliaia di appassionati. «I cartoni attuali, esclusi quella della fascia rivolta ai più piccoli, sono sarcastici, ironici e pieni di gag comiche. Manca però la storia. Non c’è un filo conduttore come in Heidi o in Remì » sottolinea Giorgio Maria Daviddi, uno dei volti del Trio Medusa e tra i protagonisti del documentario, appassionato fin dall’adolescenza degli anime giapponesi tanto da “tramandare” anche a sua figlia il suo entusiasmo. «La lascio libera di fare le sue scelte, al momento è presa dai libri fantasy ma ha visto Daltanious, del quale adora la sigla, Doraemon e da piccola Pollon che guardava a ripetizione ».

AnimelandAnimeland, realizzato in cinque anni, senza supporto produttivo, nei quali Chiatante ha intervistato personalità tra le più disparate, da giornalisti a cantautori, inseguendo di festival in festival i nomi più illustri dell’animazione del Sol Levante, è un prezioso itinerario nei vari aspetti che hanno, e continuano ancora oggi, a caratterizzare un settore che non sembra intenzionato a subire inflessioni. Un’analisi socio-culturale che si spinge, con fluidità, verso ogni singolo aspetto che caratterizza il fenomeno degli anime, dall’incisività dei personaggi contraddistinti da una portata rivoluzionaria nell’immaginario animato al ricordo delle mitiche sigle che ancora oggi ci ritroviamo a canticchiare con un pizzico di malinconia passando per la vera e propria esplosione del fenomeno cosplay (e di quelle che potrebbero essere le sue insidie) che, solo nel nostro Paese, è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni. «L’allontanamento dalla realtà per rifugiarsi in un mondo che si crede ideale può essere un rischio per chi non è ancora riuscito a solidificare le proprie fondamenta. Se il cosplay viene vissuto come un’occasione per conoscere altri amici con le stesse passioni è sicuramente una buona cosa, gli amici sono fondamentali » commenta Daviddi.

Il regista tarantino costruisce un lungo racconto nel quale lascia che siano i ricordi dei vari intervistati – da Paola Cortellesi a Caparezza, da Valerio Mastandrea al giornalista Luca Raffaelli senza dimenticare Masami Suda e Yoichi Takahashi, rispettivamente l’animatore di Kiss Me Licia e l’autore di Holly e Benjia tessere la narrazione giocando con il montaggio. Un esordio al lungometraggio tra il sociologico ed il nostalgico.

Manuela Santacatterina