BENICIO DEL TORO È PABLO ESCOBAR AL FESTIVAL DI ROMA

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Per l’opera prima dell’attore Andrea Di Stefano Escobar: Paradise lost, Benicio del Toro veste i panni del signore del narcotraffico Pablo Escobar che trascina all’inferno l’anima pura Nick (Josh Hutcherson). Una figura, quella di Pablo Escobar, piena di contraddizioni: «Sembrava una cosa ed era un’altra », nota Benicio. «Sicuramente ha fatto del male alla sua gente e al suo Paese, ma ha anche dato a quelli che avevano bisogno, costruendo case e cliniche, come si vede all’inizio del film. Non dico questo per giustificarlo, ma mi fa capire perché ancora adesso ci siano persone in Colombia chelo ammirano. Però, per me Escobar rimane un talento sprecato, una storia molto triste ». In questo film del Toro si cimenta anche con la musica: «Canto Dio come ti amodi Modugno, uno dei cantanti preferiti di Escobar, ma quella è stata una delle scene più faticose da girare. Figuriamoci, io non riesco a cantare neppure sotto la doccia! Se ho una cosa in comune con Escobar è l’amore per la musica, solo che a me piace ascoltarla, il canto lo lascio ad altri! ».

«Ho scritto un tragedia greca », afferma il regista, «la discesa agli inferi di un uomo che incontra un semidio che, anziché dargli nuova vita, lo porta alla morte ». Nel cast oltre a del Toro-Escobar il giovane e amatissimo protagonista di Hunger Games Josh Hutcherson. Dice l’attore: «Prima di girare il film non sapevo molto di Escobar, ma credevo fosse un Robin Hood colombiano, un criminale che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Con il film ho scoperto tutte le cose negative, tutto il male che quest’uomo ha fatto anche a persone che si fidavano di lui. Si può dire che ne ho visto il lato mostruoso, il suo vero volto ». 

L’opera prima di Di Stefano è la seconda pellicola in cui Hutcherson e del Toro si trovano a lavorare insieme dopo Sette anni a L’Avana, dov’era proprio Benicio a dirigere Josh. «Non l’ho diretto, l’ho lasciato fare e poi ho tagliato! », scherza del Toro. «Lavorare con degli attori essendo un attore rende ancora più evidente la sfida di chi fa cinema: costruire la verità. Io non lo so come ci si arriva. Alcuni attori hanno questo dono, questa capacità di essere autentici di fronte alla telecamera e Josh è uno di questi ». Dell’importanza di lavorare con grandi attori Di Stefano era conscio si dall’inizio: «Quando cinque anni fa ho scritto questa storia ho subito pensato a Benicio per Escobar e se ce l’ho fatta e ora sono qui a parlarvi di Escobar:Paradise Lost è per merito della mia testardaggine. Ho difeso le mie idee, ho creduto in me stesso e finchè non abbiamo iniziato a girare ho condotto una vita da mediano ». Un film, Escobar, con un cast stellare e un sontuoso budget che, pur essendo l’opera prima di un regista italiano, è prodotto dalla francese Pathé: «In Italia ci sono grandi produttori, il problema è che mancano i grandi budget ».

Flaminia Chizzola