Una web series che svela “in diretta” il dietro le quinte del Giubileo? Esiste, ed è online sulla piattaforma Goofie ideata da Nicolas Vaporidis, Matteo Branciamore e Primo Reggiani
Il Camerlengo, web series creata e diretta da Marco Castaldi e sceneggiata da Jacopo Magri, racconta l’immaginario âdietro le quinteâ della complessa organizzazione del Giubileo della Misericordia. Ed è un’opera che possiede diversi motivi di interesse, non solo per il tema âsensibileâ che ha scelto e per come ha deciso di affrontarlo, ma anche per il suo rapporto col tempo e con lo spazio (virtuale), due elementi chiave nella ricerca di un nuovo linguaggio cinematografico sulla Rete. Il Camerlengo ha infatti sfruttato al massimo la possibilità del web di âincidereâ sull’attualità, presentando il primo dei 10 episodi il 9 dicembre scorso, il giorno successivo alla simbolica apertura della Porta Santa. Inoltre ha scelto uno spazio âlaboratorioâ, la nuova piattaforma Goofie ideata e prodotta da Nicolas Vaporidis, Matteo Branciamore e Primo Reggiani. Sono però soprattutto due intelligenti strutture narrative a rendere riuscita la serie: uno spostamento di sguardo e di prospettiva e un’assenza/presenza simbolica. Lo sguardo âobliquoâ è quello del protagonista, il cardinal Walter (il veterano Luis Molteni, circolando da un cast sempre convincente: Andrea De Rosa, Marianna Di Martino, Josafat Vagni, Francesco Arienzo, Paolo Fosso), piovuto controvoglia a Roma dall’amata Lombardia, sanguigno e parolacciaio, tendenzialmente conservatore e spiazzato da un Papa che âogni cinque minuti mi ribalta duemila anni di dottrina cattolicaâ. La presenza/assenza di Francesco, solo una voce gioiosa che inventa scherzi surreali, e il suo dialogo a distanza con Walter permette alla serie di affrontare anche temi complessi come il conflitto fra tradizione e rinnovamento, la comunicazione e la sicurezza, perfino la clonazione. Sempre con arguta leggerezza.
Nato a Rieti nel 1984, Marco Castaldi si è diplomato in regia alla Roma Film Academy. Oltre ad aver diretto videoclip, corti, reportage e spettacoli teatrali, ha lavorato come aiuto-regista o assistente su diversi set cinematografici (Educazione siberiana, Spectre, il nuovo Ben-Hur) e di serie televisive (Crimini bianchi, Come un delfino, I Medici). E’ inoltre direttore artistico della società Uncut, direttore creativo del collettivo Swing Circus, che per due anni ha organizzato il capodanno romano e co-fondatore della Rieti Film Commission. Con la web series Il Camerlengo, che ha ideato e diretto, ha vinto il premio per la miglior regia al Terminillo Film Festival.
Classica domanda di rito: quando è nata la tua passione per il cinema?
A dieci anni, grazie ai dinosauri di Jurassic Park. Giocando, ho scoperto il piacere di mettere in scena una storia. Poi, grazie a mio padre, che mi ha trasmesso la passione per la fotografia, è nato il gusto per l’inquadratura. Iscrivermi dopo il liceo ad una scuola di cinema è stata perciò una scelta naturale e necessaria, perché ti serve un bagaglio tecnico di conoscenze, anche se il lavoro lo impari sul campo.
La prima cosa che colpisce nella tua biografia è la varietà di esperienze non solo legate in senso stretto al cinema, ma che spaziano da eventi come il capodanno ai Fori Imperiali alla creazione di una Film Commission. Come si lega tutto questo al tuo percorso d’autore?
Io sono follemente innamorato del mestiere di regista e del cinema in tutti i suoi aspetti. Per cui anche un evento come il capodanno romano prevede una messa in scena e una regia, mentre la creazione della Film Commission della mia città d’origine, oltre alla volontà di far scoprire un territorio splendido che il cinema ha poco sfruttato, mi permette di approfondire meccanismi organizzativi e produttivi. Naturalmente la vera scuola è stata il set, dove ho iniziato a lavorare come volontario, e oggi come assistente o aiuto-regista, sempre cercando di ârubareâ qualcosa a tutti i registi con i quali ho collaborato.
Con Il Camerlengo hai debuttato nella serialità sul web e anche questo è un debutto atipico, non solo per il tema, ma anche per i tempi obbligati di realizzazione, visto che a dicembre la tua web series doveva essere pronta per la messa in onda. Una corsa contro il tempo?
A marzo, dopo l’annuncio, ho contattato Nicolas Vaporidis, che ha accettato il progetto per Goofie, poi ho contattato il mio amico Jacopo Magri, che a maggio mi ha consegnato la sceneggiatura definitiva, e a fine mese il pilot era già pronto. Con gli attori, che in parte già conoscevo, compreso Luis Molteni con il quale avevo da poco tempo girato un corto, la preparazione è stata di tipo teatrale: una settimana di letture, poi siamo passati sul set, girando le dieci puntate in quattro giorni dentro Palazzo Vecchierelli che si trova a Rieti. Il tutto rigorosamente low budget, dove il vero costo è stato quello dei costumi.
Com’è andato il rapporto con Goofie?
Molto bene, mi hanno dato carta bianca su tutto. E devo dire che Nicolas Vaporidis ha lanciato la serie molto bene, perché abbiamo avuto una buona copertura stampa che ha permesso di avere fin dal debutto una positiva risposta di pubblico.
Prevedi una seconda stagione o hai in mente altri progetti?
Entrambe le cose. L’idea di una seconda stagione c’è, con graditi ritorni e molte novità. Per ora posso dirti che comincia con Papa Francesco che non vuole sentire la parola âflopâ legata al Giubileo. Però sto anche lavorando a diversi progetti: due lungometraggi e due web series, spaziando fra generi diversi, da un film più d’autore ad un serial di genere horror.