Lino Guanciale: “La famiglia? Causa e medicina di tutti i miei mali”

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Dopo il successo in tv con La porta rossa e al cinema con I peggiori, l’attore torna con la commedia Lcasa di famiglia. E porta in teatro La classe operaia va in paradiso

Il “piano B” di Lino Guanciale era la carriera universitaria: se non fosse diventato attore, avrebbe fatto il professore di Lettere. Per questo in ogni suo discorso spuntano naturalmente Dostoevskij, Céline, Canetti. «Ma a vent’anni, mentre studiavo all’università, ho deciso di lasciare per un anno la recitazione. E ho capito che mi mancava tanto da volerlo fare tutta la vita». Da allora è passato moltissimo teatro, tanto cinema d’autore seppur in ruoli minori, da Vallanzasca di Placido a Il gioiellino di Molaioli, da La scoperta dell’alba di Susanna Nicchiarelli a Maraviglioso Boccaccio dei Taviani. E in mezzo anche le fiction televisive che l’hanno fatto amare dal grande pubblico, soprattutto La porta rossa su Rai 2, che gli ha riaperto la via del grande schermo da protagonista: dopo l’exploit de I peggiori di Vincenzo Alfieri, dal 16 novembre lo rivedremo nella commedia La casa di famiglia di Augusto Fornari, distribuito da Vision Distribution, insieme a Libero De Rienzo, Matilde Gioli e Stefano Fresi.

Il film racconta di quattro fratelli, con un padre in coma da anni, che decidono di vendere la casa di famiglia del titolo. Subito dopo, però, l’uomo si risveglia: un po’ come accadeva in Good Bye, Lenin!, i quattro cercano di ripristinare attorno a lui l’ambiente conosciuto, recuperando mobili e oggetti con esiti rocamboleschi. «Alex – dice Guanciale – è la pecora nera della famiglia. È un maestro di tennis che ha un circolo e quando si trova in difficoltà economiche convince i fratelli a vendere la casa: in famiglia però si crea una spaccatura, soprattutto con Libero De Rienzo, che interpreta il fratello più serio. In qualche modo, poi, si ritroveranno. Sul set ci siamo affratellati per davvero». La casa è il vaso di Pandora di malcontenti, bugie e non detti. «Come accade nella realtà, questa è una bella famiglia in cui le spaccature nascono non per forza da eventi traumatici. Sono cresciuto con mio fratello ma anche con molti cugini e c’è una cosa che mi appartiene del rapporto di Alex con la famiglia: il fatto di viverla come causa e medicina per ogni male, come diceva Homer Simpson per l’alcool».

Da sinistra Libero De Rienzo, Stefano
Fresi, Matilde Gioli e Lino Guanciale

Al cinema, da gennaio, lo vedremo anche in Arrivano i prof, commedia scolastica di Ivan Silvestrini in cui fa coppia comica con Claudio Bisio. Una rentrée sul grande schermo che, per Lino, era un obiettivo meditato: «Cinque anni fa ho deciso di utilizzare la televisione come sponda per aprire delle opportunità anche al cinema. È stata fondamentale la fiction Il sistema, prodotta dai Lucisano che poi mi hanno chiamato per I peggiori, ma anche La porta rossa, che mi ha dato una visibilità diversa. Qualcuno mi diceva che avevo sbagliato tutto, ma quest’anno ho dimostrato che il mio progetto era buono».

Mentre è appena diventato direttore artistico del Teatro dei Marsi nella sua città, Avezzano, c’è un’eco di cinema anche nel suo teatro da attore: tornerà in scena a Roma con Ragazzi di vita di Pasolini e poi debutterà con La classe operaia va in paradiso, ispirato al film di Elio Petri, «di cui portiamo una rielaborazione: ci sono sequenze del film, ma anche il racconto di come abbia diviso la società di allora. Era una grande profezia socioculturale dell’alienazione per tutti: si è avverata, se pensiamo ai tanti strumenti che ci ipnotizzano». Ora lo aspettano i set delle seconde stagioni de L’allieva, Non dirlo al mio capo e La porta rossa. «Poi mi fermo: voglio dedicare il mio tempo al cinema e al teatro».

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