SUBURRA – LA RECENSIONE

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Id., Italia, 2015 Regia Stefano Sollima Interpreti Pierfrancesco Favino, Jean-Hugues Anglade, Elio Germano, Claudio Amendola, Lidia Vitale, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Alessandro Borghi Distribuzione 01 Durata 2h e 10′

In sala dal 

14 ottobre

Nei 7 giorni che precedono la caduta dell’ultimo governo Berlusconi nel novembre 2011 si intrecciano le vicende di alcuni personaggi: il deputato Malgradi, nei guai per una storia di sesso e droga, dà il via a una serie di vendette che coinvolgono la escort Sabrina, che gli fornisce le ragazze; il potente Samurai, ultimo superstite della banda della Magliana e intermediario fra malavita e politica; Manfredi Anacleti, re del clan degli zingari deciso a fare un salto di qualità; il numero Otto, giovane boss di Ostia che sogna una nuova Las Vegas al lido insieme a Viola, una tossica sua compagna, e Sebastiano, un viscido organizzatore di feste per vip.

Reduce da Acab e dalle serie tv Romanzo criminale e Gomorra, Stefano Sollima conferma la sua grande abilità di narratore. Suburra, dedicato al padre Sergio, è un’inesorabile discesa all’inferno in cui non si salva nessuno. Anche chi sembra scamparla ne esce comunque sconfitto. Non c’è alcuna speranza per una società in cui dominano l’intrallazzo e il sopruso, la corruzione e il delitto. L’unica risposta possibile alla violenza è la violenza. Sollima non concede pause allo spettatore, la vicenda procede incalzante, montata benissimo da Patrizio Marone e fotografata con colori mai sgargianti da Paolo Carnera. Ogni ripresa è sviluppata attraverso inquadrature che applicano alla perfezione l’intreccio narrativo di ciascuna sequenza (basti, come esempio, il lungo inseguimento nel centro commerciale e l’uso delle scale mobili). È un film che riesce a resuscitare il cinema di genere, che aveva caratterizzato la scena italiana degli Anni Sessanta e Settanta e che sembrava definitivamente scomparso o rifugiatosi in alcune serie tv poliziesche. Lo ha aiutato in questo il libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (Einaudi, Stile libero Big) che fa da base alla pellicola, sceneggiato dalla coppia Rulli/ Petraglia con lo stesso De Cataldo. Per rendere più coinvolgente l’intreccio, era necessario ricorrere ad attori capaci di abbandonarsi totalmente ai loro personaggi negativi e a una serie di “facce” che sottolineassero le tinte forti della storia. E anche in questo Sollima ha dimostrato la sua abilità di regista: da Pierfrancesco Favino/Malgradi ha ottenuto l’ennesima trasformazione vincente, da Claudio Amendola/Samurai un gelido capobanda in stile Lino Ventura, da Elio Germano/Sebastiano gli sguardi vigliacchi e traditori di un piccolo uomo, da Alessandro Borghi/numero 8 un delinquente sempre sull’orlo di esplodere, da Adamo Dionisi/Manfredi un sanguinario animale e da Giulia Elettra Gorietti/Sabrina e Greta Scarano/Viola due convincenti figure femminili perdenti, ma sempre in cerca di riscatto.

Valerio Guslandi