“The Big Sick”: a Locarno uno dei successi inaspettati dell’estate Usa

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“Io affronto una cultura ancestrale, tu eri brutta al liceo. C’è una differenza enorme”, esclama l’entertainer da stand up Kumail di origine pakistana alla sua ragazza, la bionda americanissima Emily, mentre discutono dei problemi reciproci. Costruito sulla biografia di Kumail Nanjiani (già 65 titoli in carriera), garbato e sapido comico in grado di crocifiggere sul palco le rispettive contraddizioni di due società spesso invise l’un l’altra, in particolare sulla sua relazione con Emily V. Gordon (che è anche cosceneggiatrice: per la cronaca i due sono sposati dal 2007), qui interpretata da Zoe Kazan (Ruby Sparks), spiritosa e ottimista, improvvisamente colpita da un misterioso e potenzialmente letale virus, The Big Sick è uno dei successi imprevedibili (ma non tanto) dell’estate USA. Le ragioni? Non proprio per la regia di Michael Showalter (comico di suo, nonché autore del gradevole Hello, My Name is Doris e della fortunata serie tv Wet Hot American Summer) che avrebbe dovuto magari scorciare un po’ di più sul finale, quando va un po’ troppo sul mieloso e sul “puccioso”, quanto per la produzione targata Judd Apatow, il che è come una sigla e una garanzia di un riconoscibile modello di commedia serenamente progressista e capace di inglobare anche quello che nello spettacolo leggero di solito non si può trattare. Per non tacere della assoluta freschezza e disinvoltura degli interpreti, sia quelli a noi più conosciuti come Zoe Kazan, Ray Romano più soprattutto una Holly Hunter straordinaria, tosta, tenera e “polemica” da Oscar, sia quelli che compongono la famiglia pakistana di Kumail, con le loro dinamiche e i loro equilibri tradizionali messi a dura prova dalla modernità multiculturale nordamericana.

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