Alberto Barbera agli Incontri del Cinema d’Essai: «in Italia manca un modello industriale» (VIDEO INTERVISTA ESCLUSIVA)

Al convegno organizzato dalla FICE a Mantova il direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia spiega il problema del cinema italiano

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Alberto Barbera

Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia, ha partecipato oggi al convegno organizzato dalla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai) a Mantova nell’ambito degli Incontri del Cinema d’Essai. Sulla scia della polemica sorta lo scorso anno in seguito alle critiche da lui mosse al cinema italiano, Barbera ha spiegato le ragioni della sua posizione e il perché quest’anno la Mostra ha incluso ben 6 titoli nostrani in concorso.

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Il cinema italiano a una svolta” è il tema su cui Benedetto Habib, produttore per Indiana Production e presidente Unione Produttori ANICA, Marina Marzotto, produttrice per Propaganda Produzioni e presidente AGICI, insieme ad Alberto Barbera hanno dibattuto questa mattina di fronte al pubblico di esercenti convenuti a Mantova per gli annuali Incontri di Cinema d’Essai.

L’aumento delle produzioni cinematografiche italiane

Al centro della discussione il curioso caso dell’aumento delle produzioni cinematografiche italiane negli ultimi anni e la contestuale disaffezione del pubblico alla sala. Secondo i dati Cinetel si è passati dai 182 titoli italiani prodotti nel 2017 ai 250 del 2023. “Una moltiplicazione esponenziale alla quale non corrisponde una capacità del marcato di assorbire una quantità del genere di prodotto nazionale”, ha detto Barbera.

A ciò il direttore ha aggiunto un dato su cui riflettere: “I film italiani che venivano proposti alla selezione di Venezia in passato erano circa 100 – 150. Negli ultimi due anni abbiamo superato ampiamente i 200 titoli, per quest’ultima edizione erano forse 230”.

La partecipazione ad un Festival è diventata, nelle strategie di marketing delle distribuzioni e delle produzioni, un elemento quasi irrinunciabile. Mi sono accorto personalmente e in maniera tangibile quanto sia cresciuta la pressione da parte di produttori e distributori nei confronti dei festival per riuscire a trovare uno spazio all’interno delle selezioni – racconta Barbera – Non ho mai ricevuto come negli ultimi due anni tante richieste pressanti, quasi invocazioni d’aiuto disperate di produttori e distributori per trovare una collocazione ai propri film all’interno della Mostra”.

L’abbassamento della qualità

Questa ansia di produrre, senza che siano aumentate in maniera proporzionale le strutture creative e produttive, ha fatto sì che si abbassasse la qualità. Sicuramente ciò ha creato un positivo aumento dell’occupazione, ma ha portato ad una disaffezione del pubblico rispetto al prodotto nazionale”.

Il problema del cinema italiano è che manca una strategia di produzione di tipo industriale, senza che questa sminuisca la componente artistica che è l’altra anima del cinema. Per recuperare il rapporto con il pubblico serve investire sulla qualità del film”.

I sei titoli italiani ll’80ma Mostra del Cinema di Venezia

È significativo, tuttavia, che in quest’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che ha visto tra i suoi vincitori Matteo Garrone, Leone d’argento – Premio speciale per la regia per Io capitano, ora anche candidato a rappresentare l’Italia nella corsa alle nomination agli Oscar, siano stati selezionati ben sei titoli nostrani per il concorso.

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Naturalmente con i sei film italiani in concorso quest’anno non intendevo farmi perdonare l’attacco fatto al cinema nostrano l’anno precedente – spiega serenamente Barbera – L’ho fatto perché ho notato in un certo numero di produttori italiani un cambio di passo. Hanno capito che per diventare o restare competitivi in un mercato ormai sempre più globale bisogna alzare la qualità dei film, investendo di più con maggiori risorse finanziarie. Il costo medio di produzione dei film italiani nel giro degli ultimi due anni si è quasi triplicato e il risultato si vede”.

Ciò non toglie però che “la quantità di film inutili, modesti, per non dire brutti e che non hanno la possibilità di raggiungere il pubblico è ancora elevata, perché si continua a produrre senza una strategia industriale”, chiosa Barbera.

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Guarda qui la video intervista al direttore artistico Alberto Barbera