Berlinale: “Il mondo è sull’orlo di una crisi enorme”

Il Festival Internazionale del Cinema di Berlino esprime la propria amarezza rispetto alla situazione in Ucraina

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Berlinale Palast

Terminata solo una settimana fa, la Berlinale diffonde oggi la propria amarezza rispetto a quanto sta accadendo in queste ore in Ucraina sotto attacco da parte dell’esercito russo.

Noi – operatori di festival, artisti, registi… – pensiamo con affetto ai nostri amici in Ucraina e siamo al loro fianco in un appello alla pace”.

Dopo un’edizione tenacemente e rigorosamente portata avanti, nonostante il rischio incombente della pandemia ancora in corso, la Berlinale ora tiene ad esprimere il proprio rammarico rispetto ai repentini stravolgimenti avvenuti in questi giorni nell’Est Europa che stanno sconvolgendo il mondo intero.

Una settimana fa, il Festival Internazionale del Cinema di Berlino ha celebrato un’edizione complicata ma di successo. Cineasti, artisti e giornalisti di tutto il mondo si sono riuniti a Berlino per vivere un’esperienza collettiva e gioiosa. La sensazione di essere di nuovo insieme, senza distinzioni di nazionalità, religione o cultura, ci ha trasportato in una realtà che i festival cinematografici possono realizzare”.

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Mentre questi ricordi rimangono freschi, altre immagini hanno fatto irruzione nelle nostre vite, portando una prospettiva più oscura. Il mondo è sull’orlo di una crisi enorme. In quanto vetrina del mondo libero, la Berlinale ha sempre messo al centro la nozione di libertà e la volontà di collegare Oriente e Occidente”.

La Berlinale sottolinea quindi la propria volontà, attraverso il cinema, di contribuire alla diffusione della cultura e della storia di ogni Paese, anche quello ucraino, e alla costruzione di un mondo che sia retto da ideali di pace e libertà.

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Nel corso della sua storia, il Festival Internazionale del Cinema di Berlino ha avuto l’opportunità di presentare film relativi alla storia e alla cultura ucraina in tutte le sezioni del festival, di recente Klondike di Maryna El Gorbach e Terykony di Taras Tomenko di quest’anno, Numbers di Oleg Sentsov nel 2020, torniamo ai film di Kira Muratova e ai primi cortometraggi di Myroslav Slaboshpytsky e molti altri”.

I film non possono cambiare la società e il corso della storia – conclude la Berlinale nel suo comunicato -, ma possono aiutare a cambiare la mente delle persone. I film ci dicono che il mondo è già in una condizione troppo precaria per aggiungere ancora più sofferenza e distruzione”.