Bohemian Rhapsody ha chiuso in rosso di 37 milioni di sterline

Nonostante gli oltre 670 milioni di dollari incassati, il film diretto da Bryan Singer e Dexter Fletcher è in perdita

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bohemian rhapsody in rosso

Bohemian Rhapsody, il biopic sulla vita di Freddie Mercury che ha regalato l’Oscar a Rami Malek, alla fine della sua corsa economica ha segnato una perdita di 37 milioni di sterline, nonostante abbia incassato 674.5 milioni di sterline nel mondo.

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La notizia arriva direttamente dalla Fox, ventiquattrore dopo quella che lo sceneggiatore del film Anthony McCarten ha fatto causa al produttore Graham King e alla sua compagnia, la GK Films, accusandolo di non avergli pagato delle percentuali pattuite sui guadagni di Bohemian Rhapsody.

McCarten avrebbe dovuto ricevere il 5% dei guadagni ottenuti dalla GK Films, ma quando la Disney ha acquisito la 20th Century Fox, secondo quanto dichiarato dallo stesso sceneggiatore de La teoria del tutto e L’ora più buia, i termini dell’accordo sono stati modificati unilateralmente e non ha ricevuto neanche un penny di quanto teoricamente gli spettasse.

Questo perché, per quanto incredibile possa sembrare, ma lo è molto meno per chi si intende dei complessi bilanci delle multinazionali, il film è stato messo nei libri contabili nelle voci di perdita della Twentieth Century Fox.

Tutto ruota attorno alla definizione di incasso netto e a come questo viene specificato in sede contrattuale. Un cavillo che, unito appunto a come vengono allocati gli incassi a bilancio, ha fatto molte vittime illustri nel corso degli anni.

Eddie Murphy si trovò in una situazione simile con Il principe cerca moglie, per cui non ricevette neanche un dollaro della percentuale pattuita alla firma del contratto, nonostante i 350 milioni di dollari d’incasso.

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E dato che siamo in periodo di festeggiamenti, chissà quante bottiglie di champagne stapparono alla Warner Bros quando Harry Potter e l’ordine della Fenice segnò una perdita record di 167 milioni di dollari, nonostante un incasso di 938.

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Insomma, nel calcio esistono le plusvalenze, ma anche nel cinema in quanto a finanza creativa non si scherza. Il che fa anche riflettere su quanto il box office realmente incida sui conti di grandi corporation per cui quello che guadagna un film può essere davvero un interesse economico secondario.

Intanto gli avvocati di McCarten hanno chiesto di poter avere totale accesso alla situazione economica del film per poter dare una forma e una somma alla querela. In bocca al lupo. O meglio, al topolino.