Cannes 2023, Killers of the Flower Moon, la recensione

La recensione del film di Martin Scorsese con Robert De Niro e Leonardo DiCaprio presentato fuori concorso a Cannes 2023

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Killers of the Flower Moon

Killers of the Flower Moon, il fatto: nel corso degli anni ’20 molti membri della tribù Osage, in Oklahoma, muoiono in circostanze misteriose. La nazione indiana degli Osage è la comunità più ricca d’America, grazie agli immensi giacimenti di petrolio presenti sotto quella terra da loro abitata da prima che arrivasse l’uomo bianco. Come William Hale, un ricco benefattore che accoglie nella sua casa il nipote Ernest Burkhart, reduce dalla Prima guerra mondiale e uomo senza arte né parte in cerca di un posto nel mondo. Sono loro i protagonisti di questa inquietante e ignobile storia

L’opinione: c’è tutto il cinema di Martin Scorsese in Killers of the Flower Moon.

O forse è più corretto dire che c’è tutto il cinema, dalle origini ai giorni nostri. C’è il western, l’epopea, il noir, l’horror, l’alienazione post bellica e il gangster movie. Da Taxi Driver a Gangs of New York, passando per Il gigante e Nascita di una nazione, Quei bravi ragazzi e Il padrino. C’è l’America, quella oscura, terribile, che ha fatto e disfatto sé stessa, in cui regna sovrana la violenza, la giustizia è un concetto astratto e l’unico dio è il denaro, all’altare di cui tutto è concesso.

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Scorsese costruisce questo grande romanzo senza tralasciare niente, perché ogni uomo o donna sono importanti per ricostruire un vero e proprio genocidio perpetrato dalla rapacità. Sì, c’è anche Von Stroheim, l’arrivo di un treno in stazione nella terza scena è la fine di un viaggio che va dai Lumiere a Sergio Leone e la partenza di una celebrazione della morte di un paese e della sua rinascita, lo stesso processo che ha subito più e più volte l’arte in cui il regista di New York si cimenta da sessant’anni.

Killers of the Flower Moon è un’opera di straordinaria potenza, nella forma e nella sostanza, in cui c’è spazio per tutti gli umani sentimenti, anche per l’amore, più forte dell’oscurità dilagante.

È un manifesto politico al cui centro c’è la divinità oscura chiamata petrolio che ha portato dolore e corruzione da quando ha iniziato a essere estratta dalle viscere della terra, per cui si sono combattute guerre senza senso. C’è lo sterminio sistematico dei nativi americani, a cui viene contrapposto il ricordo del massacro di Tulsa, che nella notte tra il 31 maggio e il 1° giugno del 1921 portò all’uccisione di 300 afro-americani da parte della popolazione bianca della città, altra pagina tragica e orrenda della storia americana.

Quella di Killers of the Flower Moon viene raccontata cinematograficamente in modo maestoso, grazie alla bellissima fotografia di Rodrigo Prieto, al quarto film con Scorsese, al montaggio di Thelma Schoonmaker per cui non ci sono più aggettivi, probabilmente la più grande artista del montaggio della storia del cinema, alla colonna sonora di Robbie Robertson, oltretutto un discendente delle sei grandi nazioni indiane.

Gli attori. Robert De Niro offre la sua migliore interpretazione da molti anni a questa parte, vera impersonificazione del male assoluto.

Leonardo DiCaprio, che tratteggia un uomo vuoto e inutile dandogli una profondità sconfinata. E poi Lily Gladstone, attrice incredibile, non a caso già scelta ben due volte da una grande cineasta come Kelly Reichard, che è il fulcro di tutto il film e che dà alla sua Molly la forza e la dignità di portare sulle spalle il dolore secolare di tutto il suo popolo.

Killers of the Flower Moon ha la portata leggendaria de I cancelli del cielo di Michael Cimino, con cui oltretutto condivide molti temi, a partire dalla follia che muove le azioni degli esseri umani. L’opera di Martin Scorsese è da molto tempo parte della storia del cinema, se aveva il timore di non avere fatto ancora abbastanza, adesso può stare tranquillo.

Ultima annotazione sul finale, che non sveliamo, ma che ben spiega che ogni verità può diventare finzione e che una storia può essere raccontata in tanti modi. L’importante è raccontarla bene.

Se vi è piaciuto Killers of the Flower Moon guardate anche: Il petroliere di Paul Thomas Anderson, I cancelli del cielo di Cimino e questo film altre venti volte, perché sarà ogni volta diverso e sorprendente.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
cannes-2023-killers-of-the-flower-moon-la-recensioneKillers of the Flower Moon, il fatto: nel corso degli anni ’20 molti membri della tribù Osage, in Oklahoma, muoiono in circostanze misteriose. La nazione indiana degli Osage è la comunità più ricca d’America, grazie agli immensi giacimenti di petrolio presenti sotto quella terra...