Una giuria composta da ventuno Catecumeni Yeeeuuuch ha stilato l’elenco dei migliori “bizarro movies” del 2018, evidenziandone anche le scene “weirdo” che hanno giustificato la presenza del titolo in classifica.
Tenuto conto che ciascun Catecumeno ha preferito un ordine, ve li presentiamo in ordine sparso:
1. Suspiria (Luca Guadagnino): per l’estrema articolazione del “bizarro” sotto diversi aspetti e in particolare per la sequenza nella quale le streghe, catturato l’ispettore di polizia Glockner (lo svedese Mikael Olson), scherzano col suo pistolino, molestandolo con il loro letale falcetto e ridendo e guardando in macchina.
2. Favola (Sebastiano Mauri): per gli omaggi diretti e indiretti al cinema di John Waters (notare i fucili deposti nel portaombrelli) e per la leggiadria con la quale Filippo Timi conversa col barboncino impagliato e corre sui tacchi a spillo da un lato all’altro dell’appartamento.
3. Lazzaro felice (Alice Rohrwacher): per aver realizzato un film totalmente libero e folle, seguendo le tracce di Olmi, Citti e Pasolini senza perdere di vista il suo percorso e regalandoci uno dei più bei finali di cinema italiano degli ultimi vent’anni tra surrealtà e poesia.
4. L’isola dei cani (Wes Anderson): per l’atto di accusa contro qualsiasi razzismo odierno o passato, espressa, da vero dandy a Parigi, con la tecnica dello stop motion in una fiaba apocalittica dove tutto ciò che stupisce sembra normale e viceversa.
5. Loro 1, Loro 2 (Paolo Sorrentino): per l’apparizione del protagonista travestito da odalisca dinanzi a sua moglie ancora nel letto coniugale, ovvero quando il “bizarro” si incarna in una maschera e la interpreta al meglio, stravolgendone (o esaltandone) i connotati. Menzione d’onore per il finto serial intitolato “Congo Diana”.
6. L’uomo che uccise Don Quixote (Terry Gilliam): per l’onestà di aver fatto gridare ad Adam Driver: “Questo finale chi c…. l’ha scrittooooooooo???!”
7. Shin Godzilla (Hideaki Anno, Shinji Higuchi): per la sfacciataggine nel riproporre oggi il pupazzone di gomma che strabuzza gli occhi, lavorando su implicazioni politiche e sociali con la serietà di un docufilm alla Nanni Moretti.
8. Riccardo va all’inferno (Roberta Torre): per il trionfo del camp elaborato ai massimi livelli tra messa in scena, interpretazioni, colonna sonora e decor. Il bizarro-movie più bello e incompreso del decennio.
9. Ammore e malavita (Antonio e Marco Manetti): per l’irresistibile siparietto musical “Scampia Disco Dance” (feat. Andrea D’Alessio & Tia Architto); il paradosso del turista americano alla ricerca del “pittoresco” vola alto.
10. Addio fottuti musi verdi (Francesco Ebbasta): per le commistioni weirdo ad alta tensione tra SCI-FI e goliardate; il notevole sforzo del collettivo dei The Jackal andava diversamente premiato.
Holy Socks! Che il Bizarro sia con noi anche nel 2019!