DI MARCELLO GAROFALO
Nel mese di marzo di quaranta anni fa appariva nelle nostre sale Profondo rosso di Dario Argento, il film che ha rivoluzionato in maniera indelebile il genere âgialloâ e che ancora oggi nelle diverse classifiche dedicate ai film più spaventosi di sempre condivide con L’esorcista di William Friedkin la postazione numero uno.
Eppure non tutti i critici all’epoca si resero conto di quante innovazioni (di regia âfebbricitanteâ, di uso del sonoro, di location diverse combinate ad hoc, di sequenze costruite non per l’avanzamento della storia, ma unicamente per terrorizzare come ad esempio quella del fantoccio ghignante, etcâ¦). Leo Pestelli su âLa Stampaâ di Torino ebbe a scrivere: «Il nuovo film di Argento non aggiunge molto ai precedenti (â¦); anzi, fa sospettare di un’ispirazione stanca, convertita in ricetta ». La ricetta semmai fu talmente innovativa da essere poi copiata da una pletora di mestieranti, che provarono a imitarne sia lo stile, che le musiche. Nel composit di immagini che vi mostriamo, accanto ad alcuni fotogrammi tratti dal film, una rara foto di scena con Clara Calamai (ricordiamo che la Calamai era stata una diva del cinema dei telefoni bianchi e che Argento volle far ritornare sugli schermi dopo tanti anni di assenza), armata di mannaia, pronta a eseguire le direttive del regista, per quella che sarà una scena âepocaleâ, non solo del cinema dello spavento, per sapienza di messa in scena e âcoup de theatreâ.
Sui flani dei giornali si leggevano le seguenti frasi di lancio: «Il cinema thrilling ha finalmente il suo capolavoro! »Â e «Dalla prima all’ultima inquadratura sarai solo con la tua incontrollabile paura! ». Il film (vietato ai minori di anni 14) veniva altresì «sconsigliato a persone emotive e di media impressionabilità ».