Luigi Nono e il cinema: la retrospettiva a Le Voci dell’Inchiesta

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Luigi Nono fu un compositore raffinatissimo che legò sempre la sua musica all’impegno politico e sociale, alla condizione nelle fabbriche, al dramma dell’Olocausto. Non ha mai composto specificatamente colonne sonore per il cinema, ma le sue musiche hanno accompagnato diversi documentari: ce lo ricorda oggi il festival Le Voci dell’Inchiesta di Pordenone con la retrospettiva curata da Roberto Calabretto sul Luigi Nono compositore per documentari, con in programma titoli come L’offensiva del Tet del Collettivo cineasti del fronte di liberazione del Vietnam del Sud del 1969, su uno dei più drammatici scontri del popolo vietnamita contro americani e regime di Saigon, L’Arno è anche un fiume di Vittorio Togliatti (1968) sull’alluvione del ’66, Crimini di pace. I pendolari della morte bianca di Gian Butturini (1975), tratto dall’omonimo libro di Franco e Franca Basaglia Ongaro.

Il rapporto particolare tra Nono e il cinema è raccontato nei dettagli dal testo di Roberto Calabretto, professore di Musica per film al DAMS di Udine:

“Parlare di Luigi Nono e il cinema, unendo il nome del musicista veneziano ad un’arte che per molti versi gli restò estranea, può sembrare abbastanza curioso. A ragione Mario Messinis, in un breve articolo a commento delle attività musicali della Biennale di Venezia del 1993 dedicate a Nono in cui avevano trovato posto un paio di appuntamenti cinematografici, aveva commentato in questo modo l’accostamento del compositore alla settima arte:

Non è certo Nono un compositore che abbia scritto colonne sonore, e forse niente è più distante dalla sua poetica come la musica da film. In lui la dimensione dell’ascolto è prevalente ed esclusiva, è contrapposta al vedere, che può condizionare lo stesso ascolto. Vedere è un voler riconoscere, è un voler dominare gli eventi, ascoltare è invece per Nono un disporsi nell’attesa dell’ignoto che sopraggiunge.

Una correlazione fra Nono e il cinema, allo stesso tempo, è pur sempre possibile, “senza assolutamente voler enfatizzare la semplice particella congiuntiva”, come giustamente puntualizza ancora Messinis, ma piuttosto sondando percorsi meno diretti, forse, ma ugualmente interessanti. Nono, va subito detto, non è stato un compositore cinematografico. Non è però neppure un musicista che, saltuariamente, ha collaborato con qualche regista per determinati film. È piuttosto un artista che ha concesso l’utilizzo della propria musica per determinati documentari; è un intellettuale che ha dimostrato una grande sensibilità e una sorprendente competenza ogniqualvolta si è trovato a parlare di cinema; è, infine, un compositore che ha realizzato una bellissima traduzione musicale di un film da lui particolarmente amato, Offret di Andrej Tarkovskij (Sacrificio, 1986).

L’esperienza con il documentario rimane senza dubbio quella che ha coinvolto Nono in maniera molto profonda e continua, divenendo riflesso del filo rosso del suo impegno politico. Egli ha così collaborato all’allestimento di alcuni documentari dedicati al mondo del lavoro, all’impegno civile, alla seconda guerra mondiale e a quelle di liberazione dall’imperialismo americano. Dopo la sua morte, le sue composizioni sono state utilizzate anche per documentari d’impegno politico e altri di architettura e urbanistica, a conferma della vocazione della propria musica ad entrare in contesti audiovisivi. Le motivazioni per cui Nono dedicò parte della sua vita a questo genere di attività sono facilmente desumibili, da un lato, dalla militanza politica che ha costantemente accompagnato la propria esistenza, dall’altro dalla sua volontà di sperimentare nuove esperienze artistiche.

Nel contesto della produzione documentaristica del tempo, questa come le altre colonne sonore composte da Nono s’impongono per le scelte musicali che affiorano al loro interno. Nell’attingere alla musica elettronica, spesso da composizioni del suo stesso catalogo sapientemente riadattate al nuovo contesto, e facendo un ampio utilizzo dei rumori queste colonne sonore si mantengono lontano dagli stereotipi che allora imperversavano nel cinema italiano, anche in quello politicamente impegnato, e propongono dei modelli di rara efficacia e funzionalità cinematografica”.

In programma oggi anche l’anteprima nazionale di Aleppo’s Fall di Nizam Najar sull’infinito dramma umanitario in Siria, e In the Intense Now di Jõao Moreira Salles.