Guardiani della Galassia Vol. 3, per le star la fine di “qualcosa di unico”

James Gunn e il cast commentano l'esperienza, commossi e divertiti

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Guardiani della Galassia Vol. 3
(Ph. StillMoving.Net for Disney)

Superati gli otto milioni di incassi, e i risultati dei precedenti due capitoli, Guardiani della Galassia Vol. 3 continua a volare alto nel Box Office italiano e di tutto il mondo. Un gran finale per la trilogia di James Gunn che lascerà un senso di vuoto in molti fan del Marvel Cinematic Universe, oltre alla speranza – fondata – di rivedere i suoi protagonisti in future apparizioni. Probabilmente, però, non più tutti insieme, come sembra sottendere la commozione e i commenti delle star del film, entusiaste comunque di aver partecipato a “qualcosa di unico”.

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“Non avrei potuto sognare niente del genere – dice James Gunn in persona. – Mentirei. Certo, avevo le mie speranze, mi sentivo come se stessimo facendo qualcosa di diverso, un fantasy spaziale che il mondo non aveva visto prima“. “Avevamo fatto altre trilogie prima, ma i Guardiani erano il primo film completamente al di fuori del reame – aggiunge Kevin Feige. – Rappresenta qualcosa di unico nel pantheon del MCU“.

“Credo che mi abbia cambiato in molti modi. Per tutto quel che ho imparato da Kevin e Lou [D’Esposito] e per la ‘famiglia’ – confessa ancora il regista. – Sono stato davvero bravo a non ingaggiare dei cretini, ma gente positiva, sensibile, gentile. Mi sono legato a loro sempre più“. Come anche ai loro personaggi: “Li amo tutti. E’ davvero triste che non ne scriverò più, almeno non nel futuro prossimo“.

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“E’ stato importante farne parte” aggiunge lo Star-Lord Chris Pratt, che come il suo personaggio dice di essere cambiato in questi anni. Come Quill, e come i suoi compagni d’avventura, da Karen Gillan (“è cambiata la mia comprensione per i fratelli capri espiatori come Nebula, ora ho molto più rispetto per chi ha vissuto certe cose”) a Pom Klementieff, che dichiara addirittura: “James ha cambiato la mia vita. Mi ricordo che mi diceva che Mantis sarebbe stata come un collante per i Guardiani, ed è bellissimo, un bellissimo messaggio per un mondo che manca spesso di empatia”.

Un viaggio che, per tutti come per gli spettatori, è stato caratterizzato da una colonna sonora unica e coinvolgente. “I primi due album in qualche modo hanno cambiato la vita di quegli artisti, che ora hanno delle vere e proprie hitracconta Gunn. – So che quando scelgo una canzone sarà qualcosa che ascolteranno in molti e voglio dar loro buona musica di buone band“. Da The Replacements a Alice Cooper (“il mio eroe“) fino alla “lista di canzoni che non ho potuto mai usare“, come confessa, come “Cruel to Be Kind di Nick Lowe, che era su ogni elenco che ho fatto per i film, ma per la quale non ho mai trovato il posto giusto“.

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Una passione che unisce tutti, anche se ognuno a modo suo, come emerge dalle rivelazioni dei guilty pleasure” musicali di ciascuno. A partire dalla Klementieff: “Pony, e Ginuwine, perché amo Magic Mike, al momento mi mette di buon umore quando lo sento”. Per la Gillan, invece, l’inconfessabile “piacere colpevole” è Britney Spears (“ma non mi sento molto colpevole, ne sono orgogliosa”), per Sean Gunn il Barry Gibb dei Bee Gees (“amo tutto quello che ha scritto negli anni ’70 per cantanti donne come Barbra Streisand”), per Maria Bakalova il trapper estone Tommy Cash, per Will Poulter il gruppo pop britannico dei S Club 7, per l’Alto Evoluzionario Chukwudi Iwuji la Lady Marmalade di Moulin Rouge. Quanto a James Gunn, aggiunge ai precedenti la MMMbop del 1997 degli Hanson, “ma the Cloud song, Haircut 100, Love Plus One is another one sono le canzoni che canto sempre sotto la doccia“. La Palma della scelta più strana va a Kevin Feige: “alcune delle cose preferite che ascolto sono le musiche di OK, il prezzo è giusto del 1970 circa. E vi dirò di più, ognuna di quelle tracce ha un titolo”.

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La fine, dicevamo, e sono gli stessi protagonisti a ricordare un momento per loro rappresentativo del sentimento di tutti nel salutare i Guardiani della Galassia e il loro pubblico, quello vissuto da Pom Klementieff e raccontato dal solito demiurgo Kevin Feige:

Siamo io, Karen, Pom e Chris sull’aereo, e Chris, che è un goffo babbeo entra con il caffè, mentre stiamo decollando. Non lo mette nel portabicchieri, ma sul bracciolo, solo che l’aereo decolla, e lui che forse non ha mai volato non si rende conto che gli aerei a volte si possono inclinare. Così il caffè cade, giusto sulla borsa di Pom. Una bella borsa, costosa, per la quale le avevamo fatto i complimenti per tutta settimana. Giustamente lei si arrabbia, e dopo una decina di minuti, dopo aver pulito la borsa, improvvisamente scoppia in lacrime. Io e Chris ci guardiamo, scusandoci ancora per il pasticcio, perché pensavamo fosse triste per la borsa… e invece no. Come disse lei, era perché sentiva “che qualcosa stava finendo”.