Al centro della contesa tra Justin Hurwitz e la William Morris Endeavour ci sono i profitti ricavati da una serie di esibizioni dal vivo ispirate a La La Land, film per cui il compositore aveva vinto due Premi Oscar (per la migliore colonna sonora originale e per la migliore canzone originale, City of Stars). Questo quanto emerge dalla citazione in giudizio della sua stessa agenzia WME, accusata di averlo truffato e di conflitto di interessi.
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“Hurwitz si è trovato nell’assurda posizione di vedersi negata l’opportunità di lavorare dal suo stesso agente a un progetto in cui il suo agente lo avrebbe presumibilmente rappresentato”, si legge nella causa. Secondo la quale la WME avrebbe abusato della sua relazione con Hurwitz per ottenere la licenza dalla Lionsgate per produrre gli spettacoli, rifiutandosi ripetutamente di far dirigere gli show a Hurwitz per mancanza di fondi.
Glli spettacoli cui si fa riferimento sono quelli prodotti dalla stessa WME (attraverso la sua controllata Endeavour Content), dopo aver suggerito a Hurwitz – nel gennaio 2017 – di creare uno spettacolo dal vivo nel quale un’orchestra avrebbe potuto eseguire la colonna sonora del film in concomitanza con la proiezione del film.
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La licenza della Lionsgate era stata concessa alla Columbia Artists Management per spettacoli da tenere in cinque grandi città e alla WME per gli altri in tutto il mondo, ma dopo due esibizioni all’Hollywood Bowl la Columbia aveva cancellato le restanti repliche, per ciascuna delle quali era previsto che Hurwitz venisse pagato 50.000 dollari.
Nei 23 spettacoli della WME, invece, Hurwitz non doveva ricevere alcun compenso a meno che non apparisse come direttore d’orchestra, non potendo poi parteciparvi a causa di altri impegni e ricevendo da 3.000 a 5.000 dollari per ciascuna replica, stando a quanto concordato nel febbraio 2021 con l’AD Ari Emanuel, secondo il quale il compositore non avrebbe mai ottenuto un accordo migliore.
In una dichiarazione, la WME ha negato ogni illecito, parlando di “affermazioni prive di sostanza” e confermando l’intenzione di “difendersi vigorosamente”.
In precedenza si erano registrate le critiche della Writers Guild of America alla WME e altre grandi agenzie, ma soprattutto alla possibilità che queste iniziassero a produrre contenuti in proprio, per la preoccupazione che potesse configurarsi come un inammissibile conflitto di interessi.