La società della neve – La recensione

La nostra opinione sul film di J.A. Bayona (disponibile su Netflix) candidato per la Spagna agli Oscar e ai Golden Globe e che racconta il disastro aereo delle Ande nel 1972.

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IL FATTO – Il 13 ottobre 1972, il volo 571 dell’aeronautica militare uruguaiana, diretto in Cile e con a bordo i giovani atleti di una squadra di rugby, precipita tra i ghiacci delle Ande. Per i 29 sopravvissuti allo schianto (su 40 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio), rifugiatisi nel relitto dell’aereo, inizia una lunga ed estenuante lotta per la sopravvivenza che durerà oltre 70 giorni prima dell’arrivo dei soccorsi. Nel frattempo i superstiti saranno costretti alla drammatica scelta di nutrirsi delle carni dei cadaveri.

L’OPINIONE – Come si resiste ad oltre due mesi di fame e gelo mentre i tuoi simili hanno ormai rinunciato a ritrovarti vivo? La risposta chiama in causa uno dei tabù della civiltà, il cannibalismo, e ci interroga su quali e quanti limiti siamo disposti a infrangere per non soccombere.

Tuttavia, La società della neve (La sociedad de la nieve, titolo di chiusura fuori concorso dell’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia e disponibile dal 4 gennaio su Netflix), adattamento del libro omonimo di Pablo Vierci (incentrato sul vero disastro delle Ande), non sembra volerci raccontare il regresso a uno stadio ferino che cancella bussole morali, legami affettivi e spirito di solidarietà, ma piuttosto il paradossale rilancio di questi valori, pur nei mutati parametri che le circostanze estreme impongono.

Gli individui isolati si riscoprono comunità prima e al termine del mondo degli uomini, in un survival movie che diventa kolossal epico, costruendosi non a caso sulla dialettica tra primissimi piani trasfigurati dalla terribile esperienza e totali sulla vastità della natura matrigna.

Uno spunto interessante che (pur al prezzo di qualche passaggio eccessivamente retorico) conferisce profondità a un film dove non mancano i cliché (dall’inserimento di autentici materiali dell’epoca al non proprio imprevedibile colpo di scena sulla voce narrante) ma dimostra una volta di più il rodato mestiere del regista spagnolo J.A. Bayona (esordio cinematografico con l’horror The Orphanage e in seguito impegnato negli USA con lavori come Jurassic World – Il regno distrutto e alcuni episodi di Penny Dreadful e Gli Anelli del Potere) nel costruire e tenere viva la tensione spettacolare per più di due ore.

E chissà che il risultato non segni la seconda vittoria di seguito del colosso dello streaming (dopo il tedesco Niente di nuovo sul fronte occidentale) agli Oscar per i lungometraggi internazionali.

SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… I precedenti film sugli stessi eventi: il messicano I sopravvissuti delle Ande (1976) di René Cardona e il remake statunitense Alive – Sopravvissuti (1993) di Frank Marshall.

RASSEGNA PANORAMICA
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