Raffaella Carrà al cinema, da Frank Sinatra a La grande bellezza

La carriera della grande showgirl in televisione non è stata altrettanto fortunata sul piccolo schermo

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raffaella carrà al cinema

Raffaella Carrà è morta a 78 anni, per la televisione italiana è come la scomparsa di Maradona per il calcio. Vera e propria leggenda del piccolo schermo, icona gay per eccellenza, considerata solo pochi mesi fa da The Guardian la donna che ha insegnato all’Europa a non avere paura del sesso

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Cantante ballerina, showgirl, attrice: Raffaella Carrà fa parte della storia dell’Italia del dopoguerra, e se proprio si dovesse trovare qualcosa che nella sua straordinaria carriera sarebbe potuta andare meglio è il suo rapporto con il cinema.

Iniziato oltretutto molto presto, 1952, in un melodramma di Mario Bonnard, un esperto del genere, dal titolo Tormento del passato. Era ovviamente una bambina, la carriera vera sarebbe cominciata qualche anno dopo, e nel 1960 avrebbe partecipato a uno dei pochi film davvero da ricordare della sua carriera d’attrice, La lunga notte del ’43, di Florestano Vancini, in cui interpretava la sorella del protagonista Gabriele Ferzetti.

Resta però un episodio isolato, dato che in seguito sarebbero arrivati una sfilza di peplum, finché Mario Monicelli non la vuole per uno dei suoi film più belli e meno celebrati, I compagni, con un grande Marcello Mastroianni. Dello stesso 1963 è anche Il terrorista, dove Raffaella recita al fianco di Gian Maria Volonté.

La grande occasione arriva poco dopo, quando viene scelta per il ruolo della protagonista femminile in un film di guerra di produzione americana, Il colonnello Von Ryan, con protagonista Frank Sinatra. Poteva essere l’inizio di una fulgida carriera hollywoodiana, ma purtroppo, o per fortuna per la televisione e la cultura pop italiana, non sarà così.

L’ultimo film da ricordare è certamente Bàrbara, vero e proprio quasi biopic celebrativo su una showgirl italiana di grande successo che vola in Argentina per essere la star di un musical, praticamente meta cinema, e di fatto le apparizioni indelebili della Carrà sul grande schermo sono proprio quelle in cui appare l’icona, in un modo nell’altro.

Ho sparato alla Carrà” diceva Diego Abatantuono in una prigione di Puerto Escondido dopo avere ucciso un televisore.

Di pochi mesi fa è Ballo Ballo, musical in stile Moulin Rouge, basato completamente sulle sue canzoni più famose.

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E a proposito di canzoni, il remix di Bob Sinclair di A far l’amore nella prima festa che Jep Gambardella voleva avere il potere di far fallire ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino è un incipit entrato già di fatto nella storia del cinema.

Un pezzetto di quell’Oscar l’ha vinto anche Raffaella Carrà.