Sciopero degli sceneggiatori, dalla WGA a Biden, ecco cosa accade

Inizia la seconda settimana di sciopero

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Joe Biden

Lo sciopero degli sceneggiatori negli Usa sostenuto dalla Writers Guild of America entra nella sua seconda settimane e prende contorni di sempre maggior rilievo. Alle manifestazioni di fronte alle sedi delle grandi società di produzione, a cui hanno aderito anche star del mondo dello spettacolo, e alla minaccia da parte degli sceneggiatori di spoilerare serie acclamate come Succession ora si aggiunge anche il parere del presidente Joe Biden.

A partire da martedì 2 maggio, i membri della Writers Guild of America (WGA) sono in sciopero negli Stati Uniti. Dopo il fallimento delle trattative contrattuali con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), 11.500 membri hanno votato all’unanimità per un’azione sindacale che solleciti le grandi major come Netflix, Amazon, Disney, Paramount, ad una retribuzione più equa e a condizioni di lavoro più giuste per la categoria. È la prima volta che accade a quindici anni dal precedente sciopero che durò circa 100 giorni.

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Molti membri del sindacato hanno preso parte ai picchetti fuori dagli studi dei maggiori streamer a New York e Los Angeles, dove sono stati raggiunti e supportati da una serie di star di Hollywood come Natasha Lyonne e Rob Lowe. Mentre alcuni cartelli recitavano slogan del tipo: “Pagate i vostri sceneggiatori o rovineremo Succession”; e ancora “Contratto equo o rovineremo Succession”. La serie di successo è attualmente alla sua quarta e ultima stagione e tra i fan c’è grande aspettativa rispetto al finale che ora gli sceneggiatori minacciano di spoilerare se le loro richieste non verranno ascoltate dalla AMPTP.

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Intanto show televisivi come Saturday Night Live vengono sospesi, al pari di premi come gli MTV Awards, che Drew Barrymore ha dichiarato di non voler condurre. Durante l’ultimo sciopero degli sceneggiatori statunitensi, avvenuto tra il 2007 e il 2008, durato 100 giorni, quasi il 25% della programmazione in prima serata andò completamente persa.

Ora anche il presidente Joe Biden ha commentato lo sciopero in corso della Writers Guild of America. Dalla Casa Bianca, che aveva precedentemente rifiutato di rilasciare un commento sulla situazione la scorsa settimana, il presidente ha chiesto che si raggiunga un “accordo equo” “il prima possibile“.

“Serate come queste ricordano il potere delle storie e l’importanza di trattare i narratori con la dignità, il rispetto e il valore che meritano –  ha affermato il presidente – Spero sinceramente che lo sciopero degli scrittori a Hollywood venga risolto e che agli scrittori venga concesso il giusto trattamento che meritano, il prima possibile. Questa è un’industria americana iconica e significativa. Abbiamo bisogno degli scrittori – e di tutti i lavoratori – e di tutte le persone coinvolte per raccontare le storie della nostra nazione. E le storie di tutti noi”.

Intanto il capo negoziatore della WGA Ellen Stutzman ha fatto sapere a Variety che la gilda è pronta a incontrarsi nuovamente non appena gli studi avranno riconosciuto l’agenda che gli sceneggiatori hanno richiesto.

L’AMPTP aveva interrotto il dialogo con la WGA alla fine del 1 maggio, dicendo che le parti erano troppo distanti per raggiungere un accordo prima della scadenza del contratto. I negoziatori dell’AMPTP inizieranno i colloqui formali con la Directors Guild of America (DGA, associazione dei registi) mercoledì, il che probabilmente significa che la WGA dovrà attendere almeno due settimane o più prima di riprende le trattative.

Stutzman ha affermato che la WGA è disposta a scendere a compromessi, ma non a cedere su punti cruciali per gli sceneggiatori. “C’è spazio per negoziare su tutto. Questa è l’aspettativa – ha detto Stutzman – Il problema è che hanno appena detto di no a tutto. Ovviamente ci aspettiamo di negoziare su tutti i punti. Non possiamo negoziare con qualcuno che dice ‘no’ a tutto“.

Lo sciopero ha certamente messo in rilievo l’importanza e la centralità in ogni campo dell’audiovisivo della figura degli sceneggiatori, preoccupati rispetto a molti temi come l’intelligenza artificiale, il business televisivo, le condizioni di lavoro e i residui di streaming.

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