Una canzone ci salverà: in Ballo Ballo c’è tanta Raffaella Carrà

Il musical di Nacho Álvarez su Prime è una storia d’amore e libertà anni '70

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Raffaella Carrà e Nacho Alvarez
Raffaella Carrà e Nacho Alvarez

Immaginate Mamma mia!, ma con le canzoni di Raffaella Carrà e un pizzico di Pedro Almodovar, e avrete Ballo ballo, il musical diretto dall’uruguayano Nacho Álvarez, opera prima prodotta da Indigo Film con Rai Cinema e Tornasol, disponibile su Prime Video dal 25 gennaio.

Ballo Ballo di Nacho Álvarez film d’apertura al 38° Torino Film Festival

La storia, ambientata nella Spagna franchista degli anni Settanta, dove il mondo della televisione è governato dalle rigide regole della censura, è quella di Maria (Ingrid García-Jonsson) che dopo avere abbandonato il suo promesso sposo (Giuseppe Maggio) davanti all’altare di una chiesa di Roma, torna a Madrid, va a vivere con l’amica Amparo (Verónica Echegui) e con un colpo di fortuna riesce a entrare nel corpo di ballo del programma di maggior successo del momento. Innamoratasi di Pablo (Fernando Guallar), figlio del temibile censore televisivo (Pedro Casablanc), dovrà trovare il modo di non rinunciare ai propri sogni fatti di musica, danza, coreografie e technicolor. Nel cast anche Fernando Tejero, Natalia Millán, Fran Morcillo.

Abbiamo chiesto ad Alvarez di raccontare a Ciak la sua passione per la nostra Raffaella.

Com’è cominciata questa avventura?
Volevo esordire alla regia con un musical e mi sono messo in contatto con la produttrice Mariela Besuiesvky. Amo Raffaella Carrà, che condivide lo stesso spirito degli Abba, e mi sono sempre chiesto perché mai nessuno abbia pensato di fare un film come questo prima.

Cosa rappresentano le canzoni della Carrà per lei, per il Sud America e la Spagna?
Ho scoperto Raffaella da ragazzino, quando vivevo ancora con i miei genitori e guardavo gli show della Rai. Qualche anno dopo in un mercatino delle pulci ho comprato per due euro una raccolta dei suoi successi e da allora ho cominciato a collezionare tutti i suoi dischi. Amo quel genere di canzoni, le cosiddette “feel good songs” che ti fanno venire voglia solo di ballare. Per tutta l’America Latina Raffaella è sinonimo di divertimento, gioia, energia, libertà. È un’artista davvero speciale, con una energia straordinaria che non tutti possono vantare.

La Carrà non ha mai smesso di essere un’icona, non solo gay
Recentemente in un piccolo supermercato di Montevideo un amico ha sentito la giovanissima cassiera cantare 5353456. Spero che in Uruguay il pubblico possa vedere il film il prima possibile, queste canzoni sono nel suo DNA.

Il quotidiano britannico The Guardian ha appena celebrato la Carrà definendola “la popstar italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”
È anche per questo che la gente amava tanto quello che cantava Raffaella, ancora molto presente nella cultura pop: era all’avanguardia per i suoi tempi e non ha mai smesso di essere moderna. Ho trascorso il Natale con la mia famiglia in Uruguay e i miei nipotini di cinque anni hanno ballato come pazzi sulle canzoni del film, volevano continuamente riascoltare Rumore.

Come ha costruito la storia e i personaggi?
Sulla base delle canzoni che volevo utilizzare: alcune hit, ma anche quelle meno famosa degli anni Ottanta, che però amo molto. La prima volta che ho incontrato Raffaella le ho detto che mi sembravano canzoni scritte proprio per un musical e lei mi ha risposto che Gianni Boncompagni, autore di molti suoi successi, si ispirava proprio alla vita di lei. In alcune canzoni Raffaella usa un alter ego che si chiama proprio Maria. Abbiamo poi usato la classica struttura del musical dove la prima canzone parla dello spirito della storia – per questo abbiamo scelto Adios Amigo – seguita da quella che racconta cosa vuole il protagonista, ed ecco allora Ballo ballo.

Da dove nasce l’idea di ambientate la storia nel mondo della tv spagnola degli anni Settanta?
Sapevo che Raffaella era stata censurata per aver mostrato l’ombelico e allora ho digitato su Google due parole, “Spagna” e “censura”, scoprendo l’esistenza di questo assurdo meccanismo di regole televisive. Si doveva ballare, ad esempio, sollevando i piedi da terra perché altrimenti i movimenti sarebbero stati meno ginnici e più sensuali.

Come ha reagito la Carrà alla notizia di un musical con le sue canzoni?
Era molto contenta, ma continuava a chiedermi perché così giovane volessi fare un film proprio con le sue canzoni. È stato bellissimo andare da lei Roma, dove siamo tornati per realizzare il suo piccolo cameo. La prima volta ci aveva detto di no, so che dice no a quasi tutto. Ma averla nel film era troppo importante e lei alla fine ha accettato.

Ha visto il film?
Si, lo scorso ottobre e ne ha parlato in un programma televisivo. Ho registrato l’audio e l’ho fatto ascoltare alla mia famiglia che non poteva credere che quella “dea” stesse parlando proprio di me. Gli è piaciuto, si è congratulata con me e mi ha detto che ha provato una strana sensazione nel sentire le sue canzoni interpretate dagli attori del film.

A proposito di attori, come ha lavorato con loro?
La protagonista non doveva essere una ballerina professionista, solo una ragazza che ama danzare e la gente ama Maria perché balla come una matta. Verónica Echegui, che ha cantato per la prima volta, si è preparata con un insegnante, mentre altri lo avevano già fatto. È stata dura, ma ci siamo divertiti moltissimo.