Away – La recensione

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Away – Stagione 1: 10 episodi su Netflix

Usa 2020, creatore Andrew Hinderaker, registi David Boyd, Charlotte Brändström, Bronwen Hughes, Jeffrey Reiner, Jet Wilkinson, Edward Zwick con Hilary Swank, Josh Charles, Talitha Bateman, Mark Ivanir, Ato Essandoh, Ray Panthaki, Vivian Wu, Monique Curnen.

IL FATTO – Emma Green (Swank) è un’astronauta americana, ex-pilota della Marina, comandante della prima missione internazionale su Marte. Emma è sposata con Matt Logan (Charles), ingegnere capo della Nasa e la coppia ha una figlia di 15 anni, Lex (Bateman). Poco prima della partenza per Marte, Matt ha un grave problema di salute ed Emma è combattuta tra il desiderio di partire e quello di restare vicino ai suoi cari. La missione, ammesso che tutto vada per il giusto verso ed Emma e l’equipaggio sopravvivano, ha una durata prevista tra andata e ritorno da Marte di ben tre anni: la scelta dunque non è facile, ma il richiamo delle stelle è troppo forte.

L’OPINIONE – Hilary Swank, che ha vinto due Oscar, si è avvicinata a questo progetto con la passione di quando da ragazzina sognava di essere un’astronauta. Il problema è che Away soffre di una disturbante schizofrenia narrativa: l’aspetto del viaggio spaziale, pur rappresentato in modo impeccabile (esemplari al proposito sequenze come quella della passeggiata nello spazio di Swank e Ivanir) passa in secondo piano rispetto alla lacrima facile del continuo contatto telefonico con la Terra. Sì perché, a dispetto del ritardo di trasmissione che nella realtà intercorre in simili comunicazioni, per cinque delle dieci puntate assistiamo a un’ininterrotta serie di telefonate surreali («Dottore, chiamo dalla Luna, mio marito sta male, vada subito da lui») che scadono nel melò, rendendo impossibile la “sospensione dell’incredulità”. La necessità politicamente corretta di incarnare ogni etnia e scelta sessuale poi, è così artificiosa da non inserirsi naturalmente in una narrazione dove la retorica è sparsa a piene mani. Si spera ora in una seconda stagione più equilibrata.

VOTO: ★★ ½

SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHEGravity (2013) di Alfonso Cuarón: manifesto esemplare della solitudine e dei rischi di ogni missione spaziale.