SIN CITY 2 – UNA DONNA PER CUI UCCIDERE

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Frank Miller’s Sin City: A Dame to Kill For Usa, 2014 Regia Frank Miller, Robert Rodriguez Interpreti Eva Green, Jessica Alba, Mickey Rourke, Josh Brolin Sceneggiatura Frank Miller Produzione Dimension Films, AR Films, Quick Draw Productions Distribuzione Lucky Red Durata 1h e 42′ www.tinyurl.com/otgfhrz

In sala dal 

2 ottobre

Quattro episodi tra sequel, prequel e originali, in cui l’autore della graphic novel e qui coregista Frank Miller (Robert Rodriguez coadiuvante) cerca di mantenere intatto lo scioccante nero-macabro-grottesco-surrealista del precedente Sin City del 2005. Tra i motivi del ritardo, l’estrema complessità tecnica del progetto, green screen e 3D compresi. Il capitolo forte, l’architrave, è quello (un prequel) in cui Josh Brolin (è Dwight McCarthy prima della plastica facciale che lo avrebbe trasformato in Clive Owen) ritrova la sua ossessione amorosa, Eva Green (conosciuta da Miller con 300- L’alba di un impero), malmaritata (dice) al miliardario Marton Csokas e ne prende le parti. Inutile dire che, ma voi che conoscete Chandler, Hammett, Spillane lo avrete già intuito, la verità è tutt’altra. Come ha dichiarato Miller: «Ava Lord è la quintessenza della femme fatale. Pericolosa, sexy e tragica ». Ad aiutare McCarty/Brolin ritorna per fortuna Rosario Dawson e la sua banda di amazzoni. Ritroveremo altrove anche Jessica Alba, lo sformato e letale Mickey Rourke, Bruce Willis in versione fantasma (ma non è Il sesto senso). New entry è invece Joseph Gordon-Lewitt che nella storia originale Quella lunga, brutta notte interpreta un giocatore d’azzardo (che nel progetto avrebbe dovuto essere interpretato nientemeno che da Johnny Depp) particolarmente desideroso di scontrarsi e umiliare al poker il più potente e feroce “boss” della città, Powers Boothe (lo ricordate vero nel primo?).

D’accordo, città malata, morti atroci, vendette, notti più nere del dark, tutto ribadito e risottolineato, ma il meccanismo non replica l’effetto del primo. Non c’è meraviglia o stupore ma solo la sensazione di un compitino forzato e quasi perbenista (toh!).

Massimo Lastrucci