“The War – Il pianeta delle scimmie”: la recensione

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Usa, 2017 Regia Matt Reeves Interpreti Andy Serkis, Woody Harrelson, Judy Greer, Steve Zahn, Ty Olsson, Aleks Paunovic, Terry Notary, Sara Canning, Max Lloyd-Jones, Karin Konoval, Alessandro Juliani, Amiah Miller, Gabriel Chavarria, Michael Adamthwaite, Timothy Webber, James Pizzinato, Lauro Chartrand, Rhys Williams, Dean Redman, Charles Wickman Distribuzione 20th Century Fox Durata 2h e 23’

Al cinema dal 13 giugno 2017

IL FATTO – Terzo Capitolo della saga rinnovata. Decimati da una pestilenza assassina, gli umani decidono di muovere una guerra totale alle scimmie mutate. Queste ultime, guidate da Cesare e nascoste nella foresta, dovranno in particolare difendersi dalla fanatica volontà di sterminio del “Colonnello”, un fanatico convinto di guidare “una guerra santa”. All’inizio il magnanimo e carismatico scimpanzé vorrebbe trovare la via per una pacificazione, ma poi, quando un commando gli uccide il figlio e tanti amici, decide per la vendetta: “Questa è la mia guerra. La porterò a termine da solo”. In realtà verrà aiutato da tre compari ma l’impresa si trasformerà clamorosamente in una battaglia per la sopravvivenza della sua specie.

L’OPINIONE – Il film potrebbe fornire la base per una succosa domanda quiz per cinefili: “Quanti e quali film vengono citati e sono fonte di ispirazione per War for the Planet of the Apes” (e sono tanti)? Perché il valentissimo Matt Reeves, che già con Cloverfield, Blood Story e il precedente Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie aveva mostrato di prediligere lavorare di variazioni e digressioni sul miglior cinema di genere internazional-popolare (compresa ovviamente la “vecchia” saga del Pianeta delle scimmie), qui ha praticamente rivisitato i canoni del classico cinema hollywoodiano, dal western (soprattutto), ai drammi di prigionia, all’epica bellica e persino ai 10 comandamenti versione De Mille, al servizio di un kolossal che provocatoriamente fa dei cugini primati (scimpanzè, gorilla, oranghi) una sorta di “indiani” (“L’unica scimmia buona è quella morta!” più chiaro di così!), ma soprattutto gli eredi delle migliori qualità dell’uomo. Sono loro i nostri e i cattivi sono “all americans”: si muovono storpiando l’inno nazionale (bandiera compresa), urlano in gruppo “Siamo l’inizio e la fine” (questa è strana), assomigliando in tutto e per tutto agli yankees marziali di tanto cinema guerrafondaio (con gli elmetti che recano scritte come “monkey killer”, alla Full Metal Jacket). Tutto sommato, un apprezzabile ribaltamento “anti sciovinista” nei confronti di una propaganda e una ideologia di tanto cinema (spesso anche bello, effettivamente) dei tempi che furono.

Dietro Cesare si nasconde l’attore Andy Serkis che è probabilmente la star più sconosciuta del mondo (era Gollum, King Kong, Ulyssess Klaue in Avengers: Age of Ultron e il Leader Snoke in Star Wars – Il risveglio della forza), mentre Woody Harrelson come spesso gli tocca, digrigna e muove gli occhi spiritati, questa volta senza ironia, ma sempre in maniera se non convincente, necessaria. Riprese nella wilderness della Columbia Britannica (in Canada), budget elevatissimo ed aspettative enormi (e giustificate) al box office. E se tutto andrà bene -come è probabile- quelli della Fox torneranno indietro volentieri alla loro dichiarata volontà di chiuderla qui, per progettare un ulteriore quarto capitolo.

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