Aquaman, il cinecomic adrenalinico che omaggia la fantascienza vintage

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jason momoa covid
Aquaman

Aquaman Usa, 2018 Regia James Wan Interpreti Jason Momoa, Amber Heard, Patrick Wilson, Willem Dafoe, Nicole Kidman, Dolph Lundgren, Temuera Morrison Distribuzione Warner Bros. Durata 2h e 23′

In sala dal 01 gennaio

LA STORIA – Figlio di un guardiano del faro e della ex regina di Atlantide Atlanna da tempo scomparsa e data per morta, Arthur/Aquaman cresce magari un po’ sfottuto dai coetanei (“Arthur parla ai pesci e calma gli squali!”) ma educato dal mentore Vulko all’arte del combattimento e anche ai suoi possibili futuri destini regali. Ma quando si reca negli abissi a reclamare i suoi diritti si trova sulla strada il fratellastro Re Orm (che lo chiama razza mista, tanto per far capire quanto lo ami…), intenzionato a riunire sotto di sé tutti i regni sottomarini e dichiarare guerra totale agli umani rei di inquinare le acque con i loro rifiuti. Aiutato dalla splendida Mera, regina di Atlantide in carica, Arthur/Aquaman si lancia alla ricerca del tridente perduto, oggetto in grado di dargli la potenza e l’autorità per sconfiggere i piani sconsiderati dell’ambizioso Orm.

L’OPINIONE – Nato nel 1941 dalle menti di Paul Norris e Mort Weisinger, Aquaman ha già avuto una incarnazione cinematografica lo scorso anno in Justice League (in cui era il personaggio più sapido e simpatico della gang, nella sua rozzezza heavy), ora lo stesso attore, l’hawaiano Jason Momoa, ex surfista, modello dell’anno nel 1999, protagonista de Il trono di spade e pure Conan il Barbaro, lo reinterpreta (e dobbiamo dire, fisico statuario a parte, anche con una certa brillantezza e humour) nel primo capitolo di una serie che sospettiamo possibile di vari capitoli.

Perché Aquaman, diretto dal malese James Wan (The Conjuring e Fast and Furious 7) ha guizzi del filmone totale e appagante, vincendo anche ogni possibile abbiocco dato dalle due ore e rotti della sua durata. Se la sceneggiatura ogni tanto viene forzata nella sua elementare unidirezionalità con plateali artifici narrativi (la nascita dell’odio dell’assetato di vendetta Manta per il “signore degli abissi”), nondimeno i momenti più coreografici sono molto brillanti e adrenalinici, vedi ad esempio il lungo combattimento in una Sicilia che parte come spot di Dolce e Gabbana e finisce come un set pirotecnico alla Star Wars o anche certi riferimenti al mondo delle favole usati come citazione ironica ed escamotage narrativo (“Funzionò con Pinocchio!”).

Altro aspetto molto ben curato e riuscito di Aquaman è il taglio contemporaneamente ultratecnologico e vintage della civiltà sottomarina, con ambientazioni e armamentari che sembrano derivare dai pulp di fantascienza o dai comics alla Buck Rogers o Flash Gordon (a partire dagli ippocampi come destrieri o gli elmetti e le armi), senza contare che appena è possibile, il team dei creatori ci infila la battuta o la gag visiva (c’è anche un polpo batterista!). Tra gli attori, oltre alla professionalità di Nicole Kidman, Willem Dafoe e Patrick Wilson, e la verve di Amber Heard (Magic Mike, The Danish Girl), piace trovare due “vecchie” rocce come Dolph Lundgren (Re Nereo) e Temuera Morrison (il papà di Arthur) che qualcuno ancora ricorderà splendido protagonista nel non più prossimo 1994, Once Were Warriors di Lee Tamahori.