BERLINALE 2017: AKI KAURISMAKI INCANTA CON “THE OTHER SIDE OF HOPE”

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Molti finlandesi lo detestano per come si vedono rappresentati nei suoi film, ma il pubblico internazionale adora Aki Kaurismaki e i festival lo inseguono, come la Berlinale che lo ha invitato in concorso con The Other Side of Hope (L’altra faccia della speranza), il film che ha finora suscitato il maggiore entusiasmo tra il pubblico, quello dei critici e giornalisti compreso. In arrivo in Italia il prossimo 6 aprile distribuito da Cinema, è il secondo capitolo della “trilogia del porto” iniziata in Francia con Miracolo a Le Havre e destinata a concludersi con una “commedia felice”, come dice lo stesso regista.

Ma si ride moltissimo anche in questo film che tra canzoni blues e rock racconta l’incontro tra alcune persone, stralunate e laconiche come tutti gli impassibili personaggi di Kaurismäki. Khaled (Sherwan Haji), rifugiato siriano sfuggito agli orrori della guerra, finisce a Helsinki e decide di chiedere asilo politico seguendo l’iter burocratico, per poi cercare la sorella Miriam che non è riuscita ad attraversare il confine. Ma quando il permesso di restare in Finlandia gli viene negato, il giovane fugge e si nasconde nel cortile di uno squallido ristorante appena acquistato in un remoto quartiere della città da Wikström (Sakari Kuosmanen), alla guida di un surreale, sgangherato team composto da un cuoco, due camerieri e un cane.

Nasce così una piccola, utopica comunità fondata su solidarietà, lavoro, e amicizia, impegnata a trovare improbabili soluzioni alla mancanza di clienti. L’idea di Aki è quella che il mondo possa essere un posto migliore, come dimostrano le persone impegnate ad aiutarsi reciprocamente ogni giorno.

«Ho il grande sogno – dice il regista – di modificare l’opinione del mondo intero sui rifugiati. Ma so bene che i film non hanno questo potere e quindi spero di influenzare almeno quei pochissimi finlandesi che verranno a vedere il mio film. L’atteggiamento dei miei connazionali verso gli immigrati è intollerabile, si sentono sotto attacco perché temono che gli venga rubata la macchina nuova».

«Sessant’anni fa – continua Kaurismäki – avevamo di stessi rifugiati di adesso, ma li aiutavamo. Non credo al rischio dell’islamizzazione dell’Europa, che sta invece andando in pezzi per colpa nostra e di una guerra che nasconde ben altri crimini contro l’umanità. Per questo rispetto Angela Merkel e il suo impegno nel proteggere i rifugiati. Siamo tutti esseri umani e un giorno potremmo essere noi quelli ad aver bisogno di aiuto».

Alessandra De Luca

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