The Alchemist, bloccato per problemi tecnici l’adattamento di Will Smith

La conferma dall'interprete di Farha, Ashraf Barhoum.

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Farha, Ashraf Barhoum

Mentre è in corso la sua prima edizione, il Red Sea International Film Festival continua a mostrare quanto il panorama mediorientale abbia da offrire oggi. Sempre più, in un momento in cui l’Arabia Saudita sceglie di puntare su una politica di apertura alle produzioni internazionali e tutto il mondo guardi agli attori di questa regione. Uno tra i tanti, l’Ashraf Barhoum che abbiamo visto in Farha, film passato anche alla Festa del Cinema di Roma, scritto e diretto dall’esordiente Darin J. Sallam.

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L’attore arabo-israeliano di Paradise Now, Agora, Scontro di Titani e 300 – L’alba di un impero è al festival di Gedda con due film (il secondo il The Stranger di Ameer Fakher Eldin), ma soprattutto sarà prossimamente in Exodus, il racconto dell’epopea di alcuni rifugiati diretto da Abbe Hassan. Purtroppo non nel tanto annunciato The Alchimist, adattamento del romanzo di Paulo Coelho prodotto da Will Smith e affidato a Kevin Scott Frakes (già produttore di Hereditary, John Wick, November Man e Glass).

“Sfortunatamente il progetto è stato sospeso per delle questioni tecniche – ci dice l’attore, che nel film avrebbe dovuto interpretare un capo carovana. – Spero che possano portarlo avanti nei prossimi anni”.

Intanto, in Farha, lo vediamo nei panni del padre della protagonista, una giovane palestinese divisa tra la prospettiva di una vita diversa e quella di un matrimonio combinato che la costringerebbe a restare nel villaggio natale. Se non fosse che siamo nel 1948 e dopo la Seconda Guerra Mondiale tutto sta per cambiare in questa area geografica, e nel mondo.

La recensione di Farha, di Darin J. Sallam:

Quella raccontata dalla trentaquattrenne regista giordana, è una storia vera (allora la ragazzina protagonista riuscì a riparare in Siria) che – come dice lei – “ha viaggiato per anni per arrivare fino a me”, e che si è detta “orgogliosa e felice” di poter presentare al pubblico saudita. Insieme al suo cast e alla protagonista femminile, la giovane e interessante Kaaram Taher, esordiente non impeccabile, ma decisamente in grado di restare nei limiti e offrire una interpretazione coerente con il tono cercato.

Farha, Kaaram Taher

Che è l’unica costante intorno alla quale si sviluppa l’azione, a lungo limitata nello spazio di una cantina buia nella quale Farha si rifugia. E che rimanda a molti titoli più mainstream o di genere che proprio di questo tipo di ambientazioni hanno fatto cifra stilistica e punto di forza. Ma è solo uno dei generi di un film che ne mescola molti, riuscendo ad alternare leggerezza, folclore, dramma e storia senza troppe sbavature. E a offrire alla regista l’occasione di affrontare la propria – dichiarata – claustrofobia, paura che le ha permesso di creare un personaggio ancor più credibile, come il crescendo emotivo che mette in scena.

E che porta nel concorso del Red Sea Film Festival 2021 il racconto della Nakba seguita alla dichiarazione di indipendenza di israele e del tragico esodo del popolo palestinese. Una storia dalle molte valenze, che esplora le brutalità della guerra e le bassezze umane, in grado di andare oltre la denuncia per acquisire una valenza personale e universale insieme. Un ottimo esordio per le due giovani, che sicuramente si sono conquistate l’attenzione di un palcoscenico mai così ampio.

Sinossi:

Siamo in Palestina, nel 1948. Farha ha 14 anni, età in cui la maggior parte delle ragazze del suo villaggio sono sposate o fidanzate, ma è determinata a convincere il padre a lasciarla andare alla scuola della città vicina con Farida, la sua migliore amica, per poter studiare. Proprio quando sembra che lui si sia convinto, il villaggio subisce un attacco dagli invasori con cui era stata stretta una tregua e suo padre è costretto a scappare, rinchiudendola per sicurezza nella cantina di famiglia con la promessa di tornare a salvarla. Attraverso un piccolo buco nel muro, Farha vede il villaggio che era contenta di lasciare trasformato in macerie, assistendo impotente alla distruzione del suo paese e all’esodo forzato della sua gente, barbaramente uccisa o tradita dai propri vicini.

Farha, Darin J. Sallam