IN ATTESA DEGLI 8 DI TARANTINO ECCOVI I “RIDICULOUS 6” DI ADAM SANDLER!

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Mentre attendete gli odiosi otto di Quentin Tarantino, Adam Sandler è arrivato nel Far West di Netflix con il parodistico, sboccato, gretto e comico The Ridiculous 6!

Ridiculous 6 Una macchina da presa che gira a 180° gradi, cartelli che incitano gli indiani a ”stare alla larga” e la tipica, classica, mitica, luce che sbatte e riflette l’infinita polvere del Far West. Il tutto accompagnato da citazioni linguistiche e visive che strizzano l’occhio ai Spaghetti Western cucinati da Sergio Leone. Ma, quando si parla di West, il regista del genere per eccellenza non può non essere preso in considerazione, anche se ti chiami Adam Sandler e provieni dalle spassose serate tra amici del Saturday Night Live. Già perché, qualche settimana prima dell’arrivo in sala degli odiosi (ma attesissimi) otto di Quentin Tarantino in The Hateful Eight (in Italia dal 4 febbraio), Frank Coraci dirige, prodotto e distribuito on-demand da e su Netflix, The Ridiculous 6, una commedia/parodia western interpretata dal troppo spesso bistrattato (e campione di Razzie Awards) Adam Sandler. Il comico statunitense, che firma anche la sceneggiatura insieme al suo collaboratore storico Tim Herlihy e produce il film affiancato da Allen Covert, ritrova nel cast i compari di tanti titoli: Rob Schneider su tutti (in compagnia di un simpatico asinello), ma anche Terry Crews, David Spade, Will Forte e, con una riuscita ”comparsata”, pure Steve Buscemi. Ma, se Netflix ci ha abituato a grandi produzioni (prima solo televisive, ora anche cinematografiche…) con grandi cast, al fianco della ”banda” di improbabili cowboy, indiani d’america (bianchi) e pistole fumanti, in The Ridiculous 6 compaiono, per nostro piacevole stupore, Nick Nolte, Danny Trejo, Luke Wilson, Harvey Keitel, John Turturro e un convincente, non prendendosi affatto sul serio, Taylor Lautner.

Ridiculous 6La trama di Ridiculous 6 è semplice e immediata: Coltello Bianco incontra suo padre, Frank Stockburn (per assonanza ricorda tanto il Reuben “Rooster” Cogburn di John Wayne prima e di Jeff Bridges dopo), ma, caso vuole, che questo venga rapito dallo spietato Cicero, intento ad ottenere un lauto riscatto. Coltello Bianco, quindi, parte per salvarlo e, tra saloon, bettole e praterie, incontra altri cinque individui, scoprendo che sono suoi fratelli, figli di Stockburn. Mettendo su una vera e propria banda, si daranno alle rapine (ai disonesti) per racimolare la cifra che possa riscattare trarre in salvo il loro ”amato” e sconosciuto padre.

Ridiculous 6Trentacinque anni dopo Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco diretto da Mel Brooks, Netflix, con The Ridiculous 6, prende in giro il cinema e il cinema western, presentando un film dichiaratamente irriverente, gretto, sporco (in tutti i sensi) e parodistico, vestito però da grandissima produzione hollywoodiana, vista la regia dettagliata di Coraci (Waterboy, Cambia la tua vita con un click e il divertente Colpi da Maestro) e la fotografia ad effetto del Premio Oscar – nientemeno che per Balla coi Lupi – Dean Semler, tra l’altro impreziosita dal brillante 4K targato Netflix. Il film, che sbarca on demand in un periodo in cui il western sta pian piano risorgendo (merito di Tarantino, prima con Django Unchained e ora, appunto, con The Hateful Eight), è stra-colmo di sketch che deridono e irridono i cliché del genere, senza risparmiare ”battutacce” che colpiscono indistintamente uomini, donne, bianchi, neri, ispanici e Nativi Americani (e immancabili, insieme al film, sono arrivate le proteste della comunità degli Indiani d’America), con uno script che, in pieno stile Sandler, calca la penna sulla comicità fisica e grottesca, proprio come farebbero un gruppo di amici dalla risata facile. In The Ridiculous 6, come detto, non mancano i rimandi a Sergio Leone, a Gli Spietati di Clint Eastwood, a Il Grinta e allo stesso Django tarantiniano, pur mantenendo una doppia e propria identità: quella del prodotto Netflix (ormai un must) e quella tipica di Adam Sandler, in bilico tra la l’applauso e la pernacchia, ma ora ”libero”, grazie alla mitica N rossa, in una dimensione che, a conti fatti, rappresenta una grossa fetta di futuro prossimo. Con altri tre titoli già in programma.

Damiano Panattoni