Enea, Pietro Castellitto: «Un film sul desiderio di sentirsi vivi»

In concorso a Venezia 80 l'opera seconda di Pietro Castellitto, che dirige anche suo papà Sergio e il fratello Cesare

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«Io e mio padre andiamo a letto a orari diversi: gli ho telefonato all’una di notte per proporgli il ruolo di Celeste chiedendogli se era libero a settembre, mi ha risposto “Fanculo sto dormendo” e ha riattaccato, ma era un sì», Pietro Castellitto racconta così il primo approccio da regista al padre Sergio, ma «lavorando insieme negli ambienti più formali le persone le comprendi meglio, perché vedi come si relazionano col mondo. È stato un modo per comprenderci». Un incontro stampa quello del film Enea, con spazio al gioco padre/figlio, vista la presenza nel film anche di Cesare, fratello minore di Pietro.

«È un film sul desiderio di sentirsi vivi. Tutto ciò che muove le scelte di Enea è bisogno di sentire il movimento della vita. Tutti ci provano e da qui si genera un conflitto. Anche se ci sono i ristoranti elitari quel desiderio di sentirsi vivi non è elitario, è trasversale a tutte le generazioni e a tutti gli ambienti – spiega il regista – volevo svincolarmi dal cliché per cui la famiglia borghese apatica genera figli nichilisti. Enea per me è un eroe romantico. Il suo disagio è nel provare a essere all’altezza delle sue ambizioni. E per sentirsi vivo, con Valentino, inventerà la propria guerra». Sergio Castellitto puntualizza «Mi appassiona il sentimento che Pietro ha messo in queste due stagioni dell’esistenza. C’è una generazione di adulti che sono persone molto perbene però crepati dentro, falliti. E giovani molto “per male” ma che hanno la forza di essere romantici e tragici, il che li rende più leali dei genitori».