Tra i film di cui quest’anno si celebra il cinquantenario c’è anche il Fellini Satyricon (1969), che all’interno della filmografia del regista riminese è uno dei titoli più audaci nella sua rielaborazione cinematografica dei frammenti del testo del latino Petronio Arbitro con uno sperimentalismo narrativo volto a stabilire, con sofisticati rimaneggiamenti e tocchi surreali, parallelismi tra la decadenza della Roma imperiale e quella della società contemporanea.
Accolto all’epoca dalla stampa e anche al pubblico in maniera controversa (in un articolo apparso su “La Stampa” del 10 maggio 1969, Giulietta Masina intervenne in difesa del film e del marito accusato di aver girato “inimmaginabili oscenità”), il film (co-sceneggiato con Bernardino Zapponi) resta una grande opera d’arte, anche vagamente noiosa, in cui Fellini indaga l’inconscio collettivo presentando un itinerario picaresco, ove lo spettatore è invitato a perdersi, stupirsi, sorridere, “non capire”, turbarsi in un “magma” di situazioni che indagano sulle contraddizioni dell’animo umano, immutabili attraverso il tempo.
Numerose sono le scene madri, di notevole ricchezza figurativa, tra le quali citiamo quella della cena di Trimalcione (interpretato da un vero oste romano, Mario Romagnoli detto “il Moro”), gli episodi della villa dei suicidi, dell’oracolo ermafrodita e del Minotauro, nonché la sequenza dell’addio alla vita del poeta Eumolpo (un grandissimo Salvo Randone).
Per gli amanti del “Bizarro”, ricordiamo che in questo film fece il suo debutto Alvaro Vitali (addirittura come Giulio Cesare in una sorta di rappresentazione teatrale) e tra le comparse appare anche un certo Renato Fiacchini, poi diventato Renato Zero. Per il ruolo di Trimalcione, Fellini inizialmente avrebbe voluto Bud Spencer, ma “Piedone” respinse la proposta in quanto il Maestro lo avrebbe voluto in scena completamente nudo insieme ad alcuni “puttini” che gli mordevano il sedere. Invece per il ruolo di Vernacchio, attore di scurrili pantomime, il regista volle un autentico comico di avanspettacolo, Fanfulla, il quale si cimenta in una serie di flatulenze che, ad ogni arietta, gli sollevano la coda della finta pelle di animale che indossa.
A Rimini esiste una via “Fellini Satyricon 1969, già via C.F. Gounod”.