Dio è donna e si chiama Petrunya, l’imperdibile film macedone che abbatte gli stereotipi di genere

0

Petrunya Eftimovska ha ormai 32 anni. A parte ogni tanto la cameriera, non ha mai lavorato, è grassa e considerata brutta persino da sua madre. E’ una disoccupata con laurea in storia, una predestinata a una vita di umiliazioni e sconfitte. Ma un giorno, dopo che il manager di una ditta tessile non ha accettato di assumerla, Petrunya fa una cosa strana: in una annuale cerimonia religiosa che culmina nel lancio di una croce nel fiume, con tutti i più aitanti giovanotti del paese pronti a nuotare per impossessarsene, lei si getta in acqua e riesce a recuperarla. “E’ una donna, non dovrebbe tuffarsi per prendere la croce”, urlano rabbiosi i maschi. Già, ma quali sono le leggi che regolano questo evento? E soprattutto, ha ancora un senso questa proibizione? Sarà uno scandalo, che coinvolgerà teppisti, preti, poliziotti, giornalisti e una donna sovrappeso che afferma con coerenza e arguzia ben superiore a tutto e tutti: “E io non ho diritto a essere felice?”. Già, perché no? E se Dio fosse una donna?

Questa è la trama, in sintesi estrema e senza rivelare la prosecuzione, di uno dei gioiellini più luminosi della stagione, presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile e in uscita per Teodora Film dal 12 dicembre. Una storia piccola ma così significativa da allargarsi e comprendere le domande e le questioni del mondo. E non intendiamo riferirci solo alla situazione della donna nella società, ma anche a quelle del rapporto tra ragione e tradizione, tra il buon senso e il senso comune.

La regista macedone Teona Strugar Mitevska è da tempo nel mirino dei critici più avvertiti. Ora, proprio con questo film presentato e premiato al Festival di Berlino, ha compiuto il passo decisivo verso la notorietà internazionale. Il suo cinema realista (qui) scava nell’arretratezza sociale di una società, ma possiede il senso della messa in scena, della ripresa e della attenzione di scrittura che solo i registi-narratori di talento possiedono. Ovvero: la capacità di evidenziare nel materiale minimo e prosaico con cui lavora il massimo del significato e ottenere il massimo dell’empatia.

Perché Petrunya, la angariata combattente per il diritto alla felicità (la interpreta Zorica Nusheva, viso di lineamenti delicati, espressioni luminose con un sorriso che può ammaliare) a un certo punto non sarà più sola, avrà tutti gli spettatori con lei! Un gioiellino da non perdere!